mercoledì 17 aprile 2024

La preghiera negata- terza ed ultima parte

 

Aquila Chrysaetos*(1)
 
... nel mentre della riflessione su quell'indole che alberga dietro le quinte delle quinte, accennata nella seconda parte di questa pagina, una miriade di immagini si sono affacciate alla mente, a scorrere veloci una sull'altra, a confondersi, dato il numero esorbitante. Poi, il fermo immagine al suono di un flauto e un'antica melodia prende ad espandersi. Tutto dice: ascolta, guarda!

Anno 1890, Stati Uniti d'America, riserva indiana Pine Ridge Reservation Sud Dakota, popolo Sioux Lakota.  
C'è una danza in atto mentre la musica va, riconosci ilsuono per averlo udito da bambina dalla voce della madre di tua madre, è la musica della Ghost Dance. Una danza preghiera che invoca la libertà dallo straniero, l'uomo bianco. Intorno ai danzatori siedono, in cerchio, vecchi, donne e bambini, in silenzio, raccolti in se stessi, pregano. Ad un tratto, un soldato in giubba blu, si avvicina a colui che guida la preghiera danzata. La giubba blu intima l'interruzione, il sioux si rifiuta, i danzatori continuano a danzare e pregare. Parte un colpo d'arma da fuoco. Altre giubbe blu si associano agli spari. Ancora e ancora. L'uomo bianco sa che la Ghost Dance è preghiera, che i Nativi sono disarmati, ma continua a sparare. Ovunque. I Nativi fuggono, danzatori, donne, bambini, vecchi, cadono colpiti, alcuni si rialzano, altri si trascinano mentre urla fendono l'aria, non più il suono del flauto. La preghiera. Poi l'immagine si sposta. Scansando corpi caduti, alcune donne, madri con i loro piccoli, tra cui neonati allattati al seno malgrado la fuga, continuano a fuggire, nascondono i bambini in una chiesa cristiana lì, sulla via di fuga. Qualche istante e l'immagine focalizza i corpi di quelle madri, i bambini non si vedono, non ci sono, tranne i neonati, loro giacciono sul cuore delle loro madri. Una giubba blu sospetta il rifugio che nasconde i bambini. Si consulta con altre giubbe blu, si avvicinano alla chiesa, qualcuno tra loro dice ai bambini di uscire allo scoperto, non avere paura, non accadrà loro nulla, verranno condotti al Forte più vicino, pochi chilometri. I bambini escono dal luogo sacro, l'artiglieria in giubba blu riprende a sparare. Nessuno dei bambini si salverà. E ancora l'immagine scorre, ora riporta figure maschili nell'area del villaggio, si capisce essere coloni, smantellano tende e le sostituiscono con assi di legno per costruire case, le loro. Di seguito, sempre scorrendo, l'immagine si ferma sul Forte, lì una giubba blu sta riferendo al Comandante l'avvenuta azione militare, di pulizia, dice.
L'episodio della Ghost Dance sarebbe passato alla Storia con la dichiarazione: Sedata rivolta di trecento Sioux Lakota nella riserva Pine Ridge Reservation- Sud Dakota 1890. E ancora: Trenta medaglie elargite ai soldati artefici della gloriosa azione. Tacerà su numero ed età dei bambini, tra i tre e i nove anni dichiarerà poi, nel tempo, la stima condotta da alcuni Nativi. A ricordo.     
Stai cercando di metabolizzare i pesanti stati d'animo prodotti dall'eccidio dei Sioux quando dal groviglio di immagini che continuano a scorrere, confondersi, sparire, mostrarsi, fuoriesce una figura, la riconosci subito, è del Mahatma Gandhi. Ti meravigli ma dura un istante la tua meraviglia poi supponi la terra in cui alberga l'immagine che sta per mostrarsi, è  l'India, nel suo antico schiavismo britannico. E non ti sbagli. 
Amritsar- il Tempio d'Oro

13 aprile 1919, Amritsar -

अमृतसर

 - Stato del Panjāb - पंजाब - India di Nord-Ovest
L'immagine si apre su di un giardino e sosta. C'è tanta gente, gente semplice, intere famiglie di agricoltori. Molti bambini. Come sempre. E' giorno di festa al Jalliyanvala Bagh. festa religiosa tra preghiere e canti in quella città a nome Amritsar, la citta del Tempio d'Oro, voluta dall'Imperatore Akbar nel 1577. La città Santa dei Sikh. il giardino è molto grande, protetto da muro di cinta con un unico ingresso. Un giardino sicuro, da venerare, da godere. E la festa è appena iniziata, con essa la preghiera. 
Gioia, canti, invocazioni al divino vibrano nell'aria, poi, improvvisi colpi d'arma da fuoco annebbiano l'aria. Sovrastano gioia, canti, preghiera. Li annullano. Terrore pianto disperazione, si diffondono, s'allargano. Fucilieri in doppia fila schierati, ostruito l'ingresso, al comando del Generale R.E.H.Dryer, eseguono l'ordine: aprire il fuoco sulla folla. E il fuoco è stato aperto. 
E' l'India colonizzata questa che ti si presenta. L'India dello straniero che ogni assembramento ha proibito: Evitare nazionalismi e rivolte, questo il decreto per legge inglese. Che sia assembramento di rivolta o religioso, pacifico, disarmato, non fa differenza. E' l'India resa schiava da barbari d'occidente. Questo ti si presenta. Oltre mille morti giacciono nell'immagine che affiora, Quattrocento alle prime raffiche, i restanti feriti, vengono lasciati lì, alcun soccorso ci sarà, per divieto inglese. Lasciati lì a morire.
Il Governatore del Panjab, Sir Michael O'Dwyer, appresa la notizia, approverà l'azione di Dryer. Lo farà anche il viceré Lord Chelmsford, solo che costui, in un secondo tempo, dichiarerà l'eccidio: errore di valutazione. Così riportandolo agli atti. Ma l'Inghilterra, a distanza di qualche giorno, avrebbe osannato e accolto da eroe Dryer, al suo rientro in patria. Tale azione definita: sedata rivolta per assembramento rivoltoso, sarebbe passata alla gloriosa Storia britannica. Alla nostra Storia. 
Qui il silenzio è d'obbligo, il tuo silenzio, mentre le immagini continuano a scorre su eccidi, genocidi, impiccagioni, una sull'altra, a centinaia tra piccole e grandi, storicamente conosciute o celate ai più, ma sempre, sempre tutto consumato a scopo protettivo, a difesa di Civiltà. Così, nel tuo silenzio, l'indole di quell'estrema terra d'occidente chiamata America, ancor meglio Stati Uniti, figli anglofoni dell'anglofona Europa, svela sempre più il dietro le quinte delle quinte di se stessa.
Stai per spegnere, ogni immagine, annullare anche il silenzio, quando il ricordo di una frase di M.K.Gandhi, il Mahatma, la Grande Anima,  letta tra le pagine della sua biografia: "La mia vita per la Libertà", ti torna in mente. E' un'intervista da lui rilasciata nel 1920, alla domanda del giornalista circa l'importanza dell'indipendenza dall'Inghilterra. Gandhi, tra le molte restrizioni e violenze d'ogni tipo, ricorda la strage di Amritsar e conclude: La nostra salvezza sta nelle nostre mani... noi partiamo per il deserto, perché la via che porta alla terra dove scorrono latte e miele, la terra di Canaan, lontana dalla terra della schiavitù, passa per il deserto e ci dobbiamo affidare alla guida di un Mosè e di un Aronne che ci conducano dalla menzogna alla Verità, dalle tenebre alla luce, dalla morte all'immortalità. E' a questo punto, alle sue parole, che si placa la rabbia in te, ed esci dall'apnea in cui eri entrata, e respiri e  ricordi un'altra intervista, sempre del Mahatma, sempre da un suo libro, intervista rilasciata al tempo in cui era in atto la Seconda Guerra Mondiale e l'India era ancora colonia inglese e soldati indiani erano stati arruolati nell'esercito del Regno Unito. La situazione in Europa era drammatica. Il giornalista chiese a Gandhi: cosa pensa dell'Europa e della sua importanza per la Civiltà. Gandhi rispose: A mio avviso la sua unità sarebbe stata un'ottima idea. Queste le sue parole. India, anno 1941. 
E tu, al ricordo pensi all'amore di quella Grande Anima per la sua terra, le sue genti. Pensi alla sua preghiera interrotta anch'essa. Pensi alla Libertà.

Marika Guerrini

Note
(1) Aquila Chrysaetos  o Aquila Reale simbolo sacro dei nativi americani sin dal loro giungere nel nuovo continente attraverso Bering provenienti dall'Asia millenni or sono.

martedì 9 aprile 2024

La preghiera negata- seconda parte Europa e...

... "...basta solo cancellare nell'Umanità l'idea di Dio, ecco da che parte bisogna cominciare."(1)  Così Ivàn Ivanovic Karamazov al fratello Alekseij, dopo aver discusso sull'esistenza di Dio, dopo essersi chiesto perché, se esiste, come afferma Alekseij, permette sofferenze ai danni dei bambini.  E coltiva questi pensieri Ivàn, e torna al suo continuo lacerarsi nell'abisso del dubbio, incerto tra tenebra e luce. 
Erano queste parole che, per quel caso che non esiste, stavi rileggendo mentre riflettevi sull'Europa, sulla sua unità, sulle origini,  così,  immersa negli interrogativi, avevi spento la diretta radiofonica che dopo qualche attimo ti avrebbe comunicato l'avvenuta tragedia consumatasi al Crocus City Hall, proprio lì, in quella Russia europea che stavi vivendo tra le righe del romanzo di Dostoevskij. Ed hai confrontato le tue riflessioni con la tragedia, con il perché, il dietro le quinte delle quinte e tutto confermava i tuoi pensieri, la matrice storica, metastorica, antica, moderna, attuale. Avevi rimandato lo scritto per riflettere ancora, ma altro è accaduto a vanificare ogni ulteriore riflessione, altro che ha apposto la firma. Evidente, inconfondibile sull'ulteriore azione criminale. Apprendi infatti che un camion, diretto in Russia, con a bordo sacre icone ortodosse indirizzate a chiese, case, ovunque fosse  la preghiera, vocale o silenziosa, durante un rito o in assenza di esso, era stato intercettato e bloccato nella regione di Pskov al confine con la Lettonia, motivo: le icone erano imbottite di esplosivo da azionare a distanza. 
Non hai formulato pensiero ma il ritorno di:  basta solo cancellare nell'Umanità l'idea di Dio, l'eco delle parole di Ivàn Karamazov, soltanto. E' lì che hai visto l'inequivocabile firma d'autore, di quella parte dell'Umanità che negato o rinnegato l'elemento divino dell'anima, come detto, ha ossificato il pensiero sì da impedire il vivere secondo l'antica perenne preghiera del "Conosci te stesso" che dal tempio di Apollo continua a suggerire il risveglio della coscienza individuale per permettere l'evoluzione all'Umanità. Ed ora ritieni opportuno portare un brevissimo sguardo all'antico passato, all'origine del perché, al dietro le quinte delle quinte. Eccolo.
Ha preso avvio nel XIV secolo della nostra era, il processo involutivo dell'Umanità, il declino, ed ha interessato l'Europa. 
Fu tempo allora in cui in Europa, terra continente nel cuore del mondo, da quell'antico Oriente che aveva generato il pensiero quale strumento di conoscenza per l'essere umano, arricchendolo di elementi atti all'evoluzione dell'Umanità, giunse il compito civilizzatore di terre ad ovest di se stesso. Accolto in un primo momento il compito affidatole, ben presto, in ambito comunque di alcuni secoli, l'Europa iniziò a tradire quel pensiero che, transitando per la Palestina, attraverso la Grecia e l'Italia, era giunto a vivificare il continente sì che espandesse Conoscenza in tutto l'emisfero occidentale. Il principio del tradimento fu partorito dall'isola britannica per approdare  nella Francia di Filippo il Bello e papa Clemente V.  Non è un caso che leggende alto medioevali narrino di cavalieri erranti nel mondo all'insegna di valori quali onestà, coraggio, verità, libertà. E non sono un caso le successive cadute degli stessi princìpi, rispetto ai cavalieri dell'alto medioevo, quindi le successive accuse atte a denigrare e distruggere l'antico operato fino all'attuazione dell'estrema condanna di alcuni tra loro: carcere e rogo. Quel che ne seguì fu iniziare a perdere il contatto con l'essenza superiore ed immateriale della vita e dell'uomo, con il divino immanente e trascendente, conseguente, l'Europa, in maniera ancor più evidente dal XV secolo, prese a possedere solo il guscio esteriore di quell'antica saggezza che portava in sé conoscenza di misteri superiori, in essi l'origine immateriale dell'Uomo e della Vita che la materia ricopre quale forma tangibile. Con l'avanzare nel tempo misurato, il principio del pensiero trasformato, come accennato nella prima parte della pagina, basato sulla materia quale unica sostanza vitale, ha portato l'Essere Umano ad allontanarsi sempre più dall'elemento che lo distingue da altri esseri viventi: la libera facoltà del pensare. Da allora la vecchia Europa, continuando a distanziarsi sempre più dall'assunto, quel divino che l'antico Oriente le aveva donato, e, con sempre maggior presa articolando la propria vita intorno a valori esclusivamente materiali, ha misconosciuto il pensiero nella sua essenza, così avvilendo i suoi popoli malgrado le grandi luci che in essa, nello scorrere del tempo e sino all'altro ieri storicamente parlando, si siano verificate. Ma mentre alcun continente sul pianeta abbia generato un tale alto contenuto culturale quale l'Europa, dall'Arte Figurativa alla Filosofia, alla Letteratura, alla Poesia, al Pensiero Scientifico, alla Musica ed oltre, il cui cuore pulsante ha albergato con forza in Italia e Germania, parte dell'emanazione dell'antico tradimento, parte del pensiero avvilente generato al principio, come su detto, in Gran Bretagna,  ha costituito e costituisce l'indole, se così può definirsi, degli Stati Uniti d'America sin dal tempo della sua, erroneamente detta, scoperta. Ma di quest'indole si tratterà in breve, data la vastità dell'argomento, nella terza parte della pagina con cenni sulla preghiera da sempre negata da quell'iniziale assunto tradito all'insegna di un dio capovolto. 

Marika Guerrini

note             
(1)   Fëdor Micajlovic Dostoevskij, I fratelli Karamazov, San Pietroburgo 1878-1880           

 

mercoledì 20 marzo 2024

La preghiera negata -prima parte- Palestina e...

Al-Aqsa Moschea *(1)
le immagini sono andate una dopo l'altra, una sull'altra. Nell'anima. Ed hai sentito il pianto, visto la disperazione in gesti innocenti, il dolore in espressioni interrogative: perché? Hai visto il terrore in occhi bambini, attoniti, li hai visti mangiare erba lungo la via, dissetarsi con putride acque. Hai visto le loro ferite sanguinare senza alcun gesto a fermare la fuoriuscita della vita. Li hai visti camminare nel fango con una inappagata preghiera d'amore nello sguardo. Li hai visti senza un motivo che consolasse il loro dolore
ingresso alla Spianata delle Moschee (2)
, accatastati uno sull'altro immobili nel silenzio eterno. Piccoli, così piccoli. Li hai visti. Intorno, ad affollare le immagini, archeologie sventrate, ammassate ovunque, polveri di case un giorno vive a coprire ospedali frantumati, alla stregua d'ogni altro luogo che potesse soccorrere il corso della vita. E frammenti di archi bizantini, templari, uno sull'altro anch'essi, a testimoniare luoghi un tempo di culto, d'ogni culto che fosse ebraico cristiano islamico. Questo hai visto. E  Distruzione della storia hai visto. No, non di Gaza, di una terra, di un popolo, d'una stirpe, no, storia dell'intera Umanità. Questo hai visto. Per giorni e giorni hai visto. Vedi. Lungo mesi hai visto. Vedi. Il mondo ha visto. Vede. E silenzio hai udito intorno, un assordante silenzio, e ipocrisia, menzogna a coprire rare sincere voci giornalistiche, testimoni, in loco finite sotto colpi d'arma da fuoco, sì che tacessero per sempre. Questo hai udito, odi. Silenzio di chi preposto alla denuncia, alla condanna, all'intervento che azzerasse il corso del genocidio, ha volto lo sguardo altrove o, peggio, celato da parole di condanna, ha fomentato, nutrito, armato, rafforzato odio violenza sterminio. Lucrato su questo. Anche. E tu hai udito. Odi. Il mondo ode. 
Ed ogni qualvolta ti accingessi a prendere carta e penna, tracciare per iscritto la denuncia dello stato di quel lontano animo distrutto che s'era fatto tuo, qualcosa ti portava a tacere. Ed era dell'anima la richiesta. Sua l'imposizione, perché le parole tracciate incidono molto più del loro suono in chi le scorre leggendo, ancor più in chi le segna e, così facendo, ne incide sulla terra il senso, il significato. Sì, grande è stato il fardello da trasportare. Da vivere. A questo l'assenza della tua parola scritta. A questo il tuo silenzio. Lungo silenzio. Poi lo scorso 29 febbraio e a seguire l'inizio del Ramadan, sacro periodo di culto per l'Islam a cui la preghiera è stata negata. Proibita.  Ed hai sperato che qualcuno preposto intervenisse. Ma a nulla è valso l'ennesimo eccidio di innocenti in fila per un tozzo di pane nell'infausto giorno, né la disperazione d'una preghiera negata al suo espandersi nell'antico luogo di culto, la Spianata delle Moschee, lì dove le tre religioni abramitiche, Ebraismo, Cristianesimo, Islam, sono presenti con i loro sacri luoghi: Tempio di Salomone, Santo Sepolcro, Moschea Al-Aqsa. Così quest'anno bisestile altro non ha potuto che continuare il suo svolgersi supplicando pietà al mondo. 
E' stato per tutto questo e più che il tuo vaso, ormai indifferente alle immagini che nella mente e nell'anima continuavano a scorrere, continuano, ha traboccato. E il fil rouge dei venti di guerra che, in luoghi diversi e diversa forma, da tempo stanno soffiando, si sono sommati alla Palestina, all'imperante menzogna che alberga da tempo in ogni voce ufficiale ogni atto ufficiale che sia bellico o politico. Quello stesso fil rouge a te noto dal principio, ha chiesto all'anima di permettere lo scritto. E l'anima ha obbedito. 
La penna ha preso a segnare questa pagina le cui parole avresti preferito condividere
Gerusalemme Via Crucis 2017 (3)
 con il lettore vis à vis. Avresti preferito ascoltare il suo pensiero, il punto di vista, esprimere il tuo pensiero, il punto di vista, in uno scambio di sguardi sul suono delle voci, muoversi insieme alla ricerca del motivo profondo che ha provocato il realizzarsi di questi nostri tempi in bilico tra calcolo e follia. Ricerca di ciò che alberga tra le quinte delle quinte e da lì, tacitamente si espande all'insaputa della coscienza, questa nostra dormiente coscienza. Spesso. Molto spesso. Troppo. E avevi appena impugnato la penna che altra criminale azione si è imposta allo sguardo nell'approssimarsi della Pasqua Cristiana, divieto alla cristianità di percorrere la Via Crucis. Preghiera negata. Ancora.
Eh, sì, destino ha voluto  che Ramadan, Pasqua Cristiana e Pesach, la pasqua ebraica, fossero prossime l'una all'altra. Staremo a vedere cosa accadrà, se accadrà, per il giorno di Pesach. 

Palestina, terra straordinaria, porta di accesso e congiunzione tra due continenti, incorniciata dal deserto e dal mare, porta con sé, dai primordi, quale identità, la presenza del divino nella storia e nel mondo. 
Eretz Israel,  Terra Sancta, al- Quds, tre suoni per tre lingue: ebraico, latino, arabo un unico iniziale impulso, un'unica geografia.
Palestina, nel tempo misurato e fuori da esso, con il suo dolore, s'è fatta emblema dei giorni  che stiamo attraversando, essi sì, figli del tempo misurato, né sarebbe potuto essere diverso. Come fosse disegno d'una sacrificale sorte. 
La Terra voluta e detta Santa durante la Prima Crociata e condivisa Santa dalle tre religioni abramitiche, la Terra pensata Santa dall'intera Umanità, oltre ogni credo, ogni credenza, ogni filosofia, nello scorrere dei millenni, sta sacrificando se stessa. Perché? Questa domanda la pagina ti ha posto e ancora: come ha agito l'Umanità nel lungo storico tempo di preparazione agli attuali tragici eventi? I segni c'erano, ci sono stati. Segni storici e metastorici. E al loro cospetto cosa ha pensato, se, ha pensato, l'Umanità? 
Nostra tempora proelia*(4) canta Virgilio, Nos sumus tempora, quales sumus talia sunt tempora*(5) , risponde Agostino. 
All'affermazione di Sant'Agostino, consapevole della diversità dei tempi quindi dell'uomo, ti sei posta una domanda: perché ora siamo questi tempi ? E ancora: non avrebbe dovuto l'uomo far tesoro del passato e dar vita ad altro genere di tempi? 
Sarebbe potuto essere, hai risposto, se l'uomo, nell'evoluzione, non avesse perso l'elemento divino della propria anima, connettendola sempre più al corpo, alla materia quale principio, origine della vita, in tal modo allontanandosi dal vero senso della stessa vita quindi della terra, in essa anche dalla Natura quale elemento divino, per dirla con Goethe. Così facendo, l'uomo, ha privato l'anima della forza in cui avrebbe potuto e potrebbe trovare da se stessa la propria vera entità. 
Tempio di Apollo a Delphi (6)
Quel "Conosci te stesso", hai continuato, che, in modo mirabile, l'antichità greca aveva posto sul Tempio di Apollo, santuario dei misteri, quale potente ingiunzione all'Umanità, è andato sempre più ad essere disatteso dall'uomo stesso a cui, proprio per processo evolutivo, non sarebbe  più bastato muoversi, quindi vivere, secondo saggezza e o volontà, ma avrebbe dovuto iniziare a vivere secondo conoscenza, nel risveglio della propria coscienza individuale. Ma la coscienza individuale è collegata al pensiero e il pensiero è collegato all'anima. La perdita da parte dell'uomo dell'elemento divino dell'anima, ha ossificato il pensiero relegandolo esclusivamente a manifestazione di agenti cerebrali, così rendendolo schiavo della materia. Da questi presupposti il varco per il declino dell'Umanità si è aperto da sé. Ma se è questo declino che l'uomo sta attraversando,  ancora hai domandato, non può essere incluso nel declino, e proprio in forza del declino, l'impulso alla nascita del senso ultimo di quell'antico "Conosci te stesso" in realtà preghiera oltre ogni tempo e spazio? E se la Palestina, si è fatta emblema dei tempi e il pensiero greco indicatore circa il pensiero conoscitivo dell'uomo, il da farsi dell'Umanità, quale il ruolo della confinante Europa mediterranea e non? Cos'altro ha albergato in un lontano tempo e alberga nel dietro le quinte delle quinte? Ma a questi ultimi quesiti non rispondi, lasci la risposta alla libertà del lettore, alla sua riflessione. Per ora. Forse.      

 Marika Guerrini
   
Note
1)  Moschea al-Aqsa
Parte del Tempio di Salomone, residenza dei re di Gerusalemme e, dalla prima crociata fino al loro scioglimento, dei Cavalieri Templari. A loro si devono le architetture gotiche presenti;

2) Spianata della Moschea
Presenti in essa importanti luoghi di culto delle tre religioni abramitiche. Da anni (1967) in seguito ad un accordo è gestita dallo Stato di Israele per quanto riguarda la sicurezza e dal  Waqf, pacifica fondazione islamica di Giordania,  per quanto riguarda le questioni religiose e tutto ciò che ad esse sono connesse. Secondo la storia ufficiale da lì entro in Gerusalemme Gesù di Nazareth a pochi giorni dalla crocifissione, provenendo dal Monte degli Ulivi;

3) Via Crucis
Processione cristiana del Venerdì Santo lungo le strade di Gerusalemme città vecchia. Quest'anno 2024 vietata dal Governo di Israele;

4) Virgilio, Bucolica sesta, Ecloga 6;

5) Sant'Agostino, Discorsi 80,8;

6) Delphi, Tempio di Apollo con iscrizione "Conosci te stesso".

mercoledì 29 novembre 2023

"Italia mia, benché 'l parlar sia indarno"

  


...il tempo scorre in apparenza, soltanto, in questo Paese che non si sa per quanto ci venga dato di chiamare Italia. Così, nell'apparenza del tempo, sfogliando vecchie pagine di
 occiriente, ché chi scrive stampa in cartaceo le sue pagine, ci si è trovati, e non è la prima volta, a scorrere parole i cui contenuti datati, in tal caso 2018, calzavano perfettamente l'attualità, l'oggi, il qui ed ora, eccezion fatta per alcuni nomi di Ministri e Presidente del Consiglio, ché quello a presiedere la Repubblica è ad oltranza. Ma sono solo nomi che nulla tolgono all'azione sostanziale, bensì la sottolineano. A questa evidenza, scemato il proposito di stilare una nuova pagina sugli stessi contenuti, si è pensato di riproporre la pagina passata solo in apparenza, con qualche rivisitazione di aggiornamento. Eccola:

Si possono considerare quali cittadini coloro che iniziarono ad essere presenti nella Nazione ospitante a partire dal padre del padre (Aristotele, Politica, libro III cap.1, lezione 1). 
E’ la sapienza di Aristotele a parlare: per essere considerati a tutti gli effetti, cittadini di una Nazione, bisogna che gli ospiti abbiano maturato un forte amore verso il bene pubblico della Nazione ospitante, la qual cosa li rende integrati in essa a tutti gli effetti, aggirando in tal modo, o contenendo, il pericolo di un loro nuocere alla Nazione stessa. E’ questo quel che dice. Oggi qui, ora, malgrado resti valida l’aristotelica sentenza, il concetto espresso non è più sufficiente poiché in seguito ad accordi internazionali presi da precedenti governi partoriti di fatto da colpi di Stato, vedi quelli voluti da un altro Presidente, e risultati poi subdoli, si è andati ben oltre la possibilità di applicare l’aristotelica saggezza. Ben oltre si è giunti, ben oltre ci si trova.

Sull’onda di una pseudo democrazia dell’accoglienza si è permesso ad organizzazioni, che di umanitario hanno solo la facciata, di prendersi “cura” di gente che ha perso tutto, che si muove sull’inconsistente filo d’una speranza quasi sempre vana. Si è permesso, e si permette, a cittadini italiani di sfruttare le altrui disgrazie per il proprio tornaconto economico sotto forma di manovalanza d’ogni tipo e in ogni settore, producendo così un nuovo schiavismo. Si è permesso, e si permette, alla malavita nazionale ed internazionale di fornire “materiale” organico umano, per lo più di minori, ma non solo, allo scopo di soddisfare le nostre, ed altrui, richieste di trapianti di organi, per cui bambini, una volta approdati sui nostri lidi, spariscono come inghiottiti dal nulla.  Si è permesso e si permette di fare sui migranti, gente inerme e spesso ignorante, sperimentazioni di farmaci, vaccini compresi, sì che cavie umane. Si è permesso e si permette alla malavita di incrementare giri di prostituzione di entrambe i sessi, anche in questo caso rivolto a giovani vite quando non giovanissime, a volte bambine, allo scopo di soddisfare le nostre aberrazioni di paese civile, le nostre affezioni morali lontane da ogni coscienza benché dai più giustificate.
A tal proposito questa pagina vuol raccontare un aneddoto. Gli occhi di chi scrive, tempo fa, all’inizio di ciò che si sarebbe poi trasformato in flusso migratorio, hanno visto esponenti della così detta Roma bene, aggirarsi  alla ricerca di giovani immigrati rifugiati politici, di cui per rispetto in questa sede si omette la provenienza, adescati da figuri senza volto e senza nome, ché di uomini non si può parlare per non degradare l’essere umano. Quegli occhi hanno visto questi figuri aggirarsi tra i giovani al fine di soddisfare le proprie aberrazioni sessuali contro natura. Aggirarsi in pieno giorno, sotto gli occhi di tutti anche di volontari rappresentanti associazioni umanitarie, oh, certo c'erano e ci sono tra esse, e tra loro in esse, delle eccezioni, ma eccezioni, appunto. Così le non eccezioni vedevano, sapevano, nessuno  interveniva, parlava. Allo stupore degli occhi di chi scrive e alla seguente denuncia del caso, la risposta mai lasciava dubbio: purtroppo è così, sta a loro negarsi, parole come un mantra o meglio un cliché; sta a loro, loro chi, ragazzini disperati in un paese estraneo, sfuggiti alle bombe lanciate sulla loro terra con la nostra complicità, ragazzini alla ricerca d’una speranza, alla ricerca d’una vita, i cui occhi s’erano posati così tanta volte sulla morte da non saper più distinguere la stessa vita, da non poter o non saper più scegliere? Loro chi? Purtroppo è così, sta a loro negarsi! Queste le parole della civiltà in cui il purtroppo acuisce l'ipocrisia.
Si potrebbe continuare ad elencare gli innumerevoli contro da cui sono investiti la maggior parte dei così detti migranti in questa nostra “civile” mercificazione dell’umano.
Ben venga quindi la chiusura dei nostri valichi europei di frontiera, i porti italiani, ben venga il giro di vite, ma non basta. Eh, no, non basta Signor Ministro dell’Interno, non basta Signor Ministro della Difesa, non basta, è un provvedimento a metà, così facendo si colpisce la malattia, il dolore, non la causa. Si colpisce lo sfruttato, il perseguitato, l’ingannato, il violentato non chi sfrutta, perseguita, inganna, violenta.  E tutto resterà non solo intatto, ma si espanderà a luoghi e tempi, porgerà il fianco al moltiplicarsi di nuove strategie ad un più raffinato, nascosto delinquere. Ed oltre.
 Bisogna che l’Italia, contemporaneamente alla chiusura dei porti, oggi accordo con porti di altra nazione, dei valichi di frontiera europea, oggi trasferiti ad altri valichi, ponga fine al traffico d’armi, almeno al proprio, quello nazionale. Bisogna che l’Italia ponga fine alla partecipazione dei nostri militari sugli scenari di guerra. Sappiamo bene che le armi vanno al terrorismo internazionale, voluto e creato in occidente, a volte fomentato, solo a volte, il terrorismo da noi mantenuto e assurdamente protetto. Quello stesso terrorismo che, vedi Londra, Berlino, Parigi, Nizza, si fa boomerang, ma calcolato, voluto perché tutto appaia, tutto quadri agli occhi del mondo. Sappiamo bene quanto le nostre truppe siano al servizio dei poteri forti, dello straniero, delle strategie geopolitiche di supremazia in ogni settore, non certo della tanto decantata PACE e questo sovente malgrado e a dispetto del desiderio o della volontà delle stesse truppe.
Sì, certo, i soldati italiani sono quelli dal comportamento più sano, più umano rispetto ad altri, sui teatri di guerra, ma è questione di indole di popolo, tutto qui e non basta.  L’Afghanistan* è stato evidente inizio dell’internazionale processo distruttivo ancora in corso, con i suoi morti per bombe o malattie da radiazioni, da uso di ordigni all’uranio impoverito vietate da leggi internazionali, con la depauperazione del territorio da risorse minerarie, con l’impoverimento del costume, della tradizione, con l’incremento straniero alla delinquenza locale, eccetera eccetera, s’è fatto emblema di tutto quel che accade. L’Afghanistan lo sa bene.
E lo sa bene la ex pacifica Siria di al-Assad che viveva serena la sua vita civile senza debiti con il Fondo Monetario Internazionale, senza che i Rothschild controllassero la sua Banca Centrale, che viveva con il divieto di formazione di Società Segrete, Massoneria compresa. La Siria che possiede gas e un piano per costruire oleodotti, eccetera eccetera ed ora continua eroicamente a resistere malgrado distruzioni d’ogni tipo, malgrado colpita anche da menzogne d'ogni tipo, Come non bastasse.
E lo sa bene l’Iraq con la menzogna sulle armi inesistenti che ha strappato a quel popolo, malgrado alcuni atteggiamenti dittatoriali, solo alcuni, dignità, ricchezza, civiltà con l’uccisione di Saddam Hussein, gettando alla mercé americana ogni sua risorsa, ogni sua vita.
 E tutta l’Africa lo sa dal barbaro assassinio di  Muammar Gheddafi voluto, comandato fatto eseguire su commissione da Francia, Gran Bretagna e Italia, quest'ultima benché recalcitrante dati i rapporti storici e privilegiati con la Libia. L’Africa che con la distruzione del Governo libico di Gheddafi ha visto sfumare la possibilità di liberarsi dal CFA (Comunità Francese Africa), la moneta, prima franco ora euro, artefice di distruzione dell’economia dei paesi africani, moneta la cui convertibilità è garantita dal Ministero del Tesoro francese, moneta che Gheddafi voleva abolire, liberando l’intero continente africano, arricchendolo, ma questo ed altro non si poteva permettere, quindi l'annientamento della Libia, l’assassinio, il caos, da qui anche il traffico di vite umane: molti " nostri" migranti.
L’Italia è stata e continua ad essere presente con i suoi uomini sui teatri di guerra. Lo fa tenendosi dentro ad un’Alleanza Atlantica che non ha più senso d’esistere checché ne dica la politica italiana  complice della svendita di questo Paese. Lo fa ospitando il numero più alto in Europa di basi Nato in cui sostano, 50 ad Aviano e 20 a Ghedi, 70 testate nucleari, ma potrei sbagliare per difetto, comprese bombe termonucleari, la cui sola presenza sul nostro suolo, in caso di conflitto, si presterebbe ad essere motivo di attacco preventivo da parte del nemico così come di un apparente amico. L’Italia lo fa permettendo ai bombardieri americani, che siano droni o caccia, di involarsi dal proprio suolo, lo stesso che ripudia per Costituzione la guerra, permettendo la distruzione e partecipando, con uomini, basi, armi, permettendo a portaerei nucleari di solcare i nostri mari, di esercitarsi in essi.. E’ questo in sostanza, ma non solo, il silenzio dei nostri politici tutti, circa le armi. Sono questi i motivi di partecipazione ai teatri di guerra? Hanno nome Aviano, Ghedi, Licola, Sigonella? C'è questo tra le quinte, Signori Governanti? C'è questo ma non solo.
Quando, e se, finirà l’Italia d’essere serva, quando, e se, riprenderà la propria legittima Sovranità? La propria libertà? Questo potrebbe essere lo storico momento d'inversione di rotta. No, non basta chiudere i porti, i valichi ora diretti altrove, non basta chiedere o legittimamente pretendere dall’Europa la partecipazione all’accoglienza dei migranti, allo smistamento eccetera eccetera, non basta se tutto procede polverizzando terre, violando sovranità di Stato, costringendo popoli a mendicare aiuto, rifugio, pane quotidiano. A mendicare la dignità d’essere uomini. No, Signori Governanti, non basta, non vanno presi provvedimenti a metà, tanto meno si inizia dalla fine, innanzi tutto si agisce sulle cause, poi sugli effetti collaterali e non, altrimenti, o si è ingenui o menzogneri o ipocriti. Alla stregua dei precedenti altri che hanno portato il nostro Paese a perdere ogni Sovranità. A perdere ogni giorno la guerra da quello sventurato 1945. Solo con la ripresa della Sovranità, della libertà si potrà agire secondo la voce di Aristotele.
Ma, come spesso si trovano a dire le pagine di occiriente, il desiderio di libertà di cui sopra, oggi, ora, è pura utopia, desiderio di scrittore. Null’altro. "

Questa la passata pagina rivisitata di occiriente, ma è bastato tutto ciò? No, il peggioramento è talmente evidente da non potersi negare, la guerra pianificata, voluta, azionata tra Ucraina e Russia ne è prova lampante, così come lo è acconsentire, permettere senza alcun diniego, critica, azione di forza perché a mali estremi estremi rimedi, come canta il proverbio, il genocidio che Israele sta compiendo dei palestinesi, quest'orrenda diabolica distruzione d'un popolo inerme, mentre anche chi verbalmente condanna, quando e se lo fa, nel racconto manipola la realtà, oppure sta alla finestra a guardare migliaia di angeli-bambini volare in cielo. Risposta al terrorismo? No, menzogna!  
E' così che al desiderio di libertà si somma, in quest'aggiornamento alla pagina datata di cui sopra, un forte desiderio di umanità, un'umanità dimenticata quando non rinnegata. Il desiderio di un ripristino di Umanità, accanto alla preghiera di pietà per coloro che la negano o la rinnegano o la distruggono. Signore perdona loro perché non sanno quel che fanno, recita un testo sacro al di là e al di sopra d'ogni credo.

Ma è giunto il tempo e la pagina chiede la chiosa, noi la lasciamo ai versi di Francesco Petrarca, al suo "Canzoniere" ai versi dedicati all'Italia afflitta  da piaghe mortali, ricordando la sua preghiera al Signore del cielo: Rettor del cielo, io cheggio che la pietà che ti condusse in terra ti volga al tuo diletto almo paese, ricordando il monito ai governanti: voi cui Fortuna ha posto in mano il freno... poco vedete et parvi veder molto. Governanti, al suo tempo Prìncipi, che per personali interessi e vane illusioni, permettevano allo straniero e a soldati prezzolati e privi d'amore di calpestare il bel suolo italiano. Ora ecco le parole del poeta, alcuni versi da: Italia mia benché 'l parlar sia indarno. Ma come sopra erano parole di scrittore e null'altro, ora queste sono desiderio  di poeta. Null'altro. Ascoltiamo: 

"Italia mia, benché 'l parlar sia indarno
à le piaghe mortali
che nel bel corpo tuo sì spesso veggio
piacemi almen ché miei sospir sian quali
spera 'l Tevero e l'Arno

e 'l Po dove doglioso et grave or seggio.
Rettor del cielo, io cheggio
che la pietà che ti condusse in terra
ti volga al tuo diletto almo paese...

... e i cor che dura et serra
Marte superbo et fero,
'ntenerisci et snoda;...

... voi cui Fortuna ha posto in mano il freno
de le belle contrade
di che nulla pietà par che vi stringa
che fan qui tante pellegrine spade?

perché il verde terreno
del barbarico sangue si depinga?
Vano error vi lusinga:
poco vedete et parvi veder molto
ché 'n cor venale amor cercate o fede.

Qual più gente possede
colui è più dà suoi nemici avolto.
O diluvio raccolto
di che deserti strani
per inondar i nostri dolci campi!

Se da le proprie mani
questo n'avene or chi sia che ne scampi?...

Marika Guerrini
(*) per saperne di più sulla storia dell'Afghanistan: Marika Guerrini, Afghanistan passato e presente, ed. Jouvence. Milano 2014 




venerdì 13 ottobre 2023

Mediterraneo: Mare Nostrum, lo scudo violato e la luce d'Occidente

 ... l'idea del Mare Nostrum non è soltanto una realtà storica, ma è una segreta forza delle genti italiche e mediterranee attraverso i tempi. Per questo motivo essa sorge nell'ideologia del Sacro Romano Impero, affiora nello spirito eroico delle Crociate, nell'etica cavalleresca, nel sistema dell'età feudale, per riaffermarsi poi con le Repubbliche Marinare che daranno vita ad una stirpe di guerrieri e navigatori lanciati alla conquista del mondo. 
Da quell'antica epoca fino al secondo conflitto mondiale, l'Italia, geograficamente e non solo,  ancorata nel cuore del Mediterraneo, significava il predominio di quest'antico mare ed esso assumeva un senso sia spaziale che spirituale a cui gli italici lidi rispondevano facendo di se stessi centro, punto cruciale, zona di irradiazione di grandi forze, a volte incredibili. E sempre, lungo migliaia di anni, era stata la tradizione, la fedeltà alle origini, l'anima di ogni evento che prendesse corpo sulle nobili acque. Malgrado drammi e lotte le avessero attraversate mai erano riuscite a frantumarne il ruolo, o forse compito. 
Poi l'epoca contemporanea. 
In essa, come per avverso destino o deliberato calcolo di chi nega ogni possibilità di evoluzione singola e collettiva, le acque un tempo scudo di grandezza, sono state fatte teatro di lotte intestine, locali e diffuse rivolte, fratricidi conflitti. Il vessillo mostrato da chi, negando evoluzione, violentando sovranità di Stati e di Storia, si è arrogato e si arroga il diritto di intervento nella forma al momento più opportuna alla propria supremazia, sempre sventola professando la difesa del mondo, ammantandosi di filantropismo, di liberalismo, di umanitarismo, da cui la retorica sulla difesa dei diritti umani, su annientamento di pseudo dittature, su esportazione di democrazia, persino su controllo di credo religiosi, e ancora e ancora, il vessillo altro non è, in tal guisa, che dispensatore di menzogna. 
Così all'antico Medi-Terraneus, il nome ne dà senso, veicolo di civiltà, culla di terre che, affratellate dalle sue acque, lo cingono in abbraccio, non è restato e resta che la dimenticanza delle proprie origini, la dimenticanza del compito. Non ha potuto e non può negare di farsi veicolo e spettatore di distruzione e morte. E allora volge lo sguardo alle sue sponde del sud e vede false primavere affollare le vie del Marocco, dell'Algeria, della Tunisia, della Libia, dell'Egitto. E vede la Libia non più primavera ma incendio. E spera sia finita questa eco che ovunque risuona, ma si sbaglia. Ecco, sulle sue sponde ad oriente il Libano e le rivolte, poi lo sguardo scorge l'antica Siria, terra di Assiri, parte di quell'Impero che lo chiamò Mare Nostrum, lì le sponde si incendiano mentre archeologiche vestigia, pilastri dell'Umanità, crollano a farsi polvere. E' nel breve non tempo dello sventolio di uno stesso menzognero vessillo, che lo sguardo si posa sull'antica Palestina, sulla moderna Israele, mentre oltre le sponde, interna l'eco rimbomba da terre che pur se non bagnate dalle sue acque, da secoli e per secoli le hanno attraversate con la storia che portava, unendole, all'italica terra che era stata.
Ed è con lo sguardo posato su quest'ultima che Mare Nostrum o Mediterraneo, che dir si voglia, sente profondi e possenti turbini salire dagli abissi ad agitare le proprie acque, scudo di terre emerse lungo millenni di storia. 
Come ha potuto e può l'Italia, suo cruciale riferimento di coraggio e grandezza, farsi servile? Come ha potuto e può assistere inerte al disfacimento di quel cuore d'Occidente cui i suoi figli, lungo millenni hanno dato lustro unendo mondi e facendosi veicolo di Civiltà? Come ha potuto e può rinnegare l'immaginario ponte lanciato sul suo Mare ad unire storie, culture, genti d'ogni colore e razza, da esso lambite e, a loro volta, messaggere di altrui storia, cultura, Civiltà giunta da Oriente a formare la Civiltà Mediterranea? Come ha potuto e può l'Italia, nella moderna ed attuale decadenza, dimenticare quella superumana legge che la volle luce d'Occidente? 
Questi i segreti interrogativi dello scudo violato. Del Mare Nostrum. 

Marika Guerrini 
  

lunedì 11 settembre 2023

Oggi 11 settembre 2001

...  la medaglia ha sempre due volti. 11 settembre 2001:


" Ore 15, minuto più, meno. Cammino in una via di Trastevere, qui, verso San Cosimato. La mia zona un po' sì, un po' no. Sono uscita da casa che erano le 14,45... La via deserta è calda, piacevole. Qualche folata di aria settembrina scompiglia i capelli all'incrocio dei vicoli... Ho la mente appesantita, il cuore. L'ultimo saluto a una speranza è di due giorni fa. Saluto ad una terra che amo.. Aquiloni non volano più in quella terra.... Avevo sperato in una liberazione da parte di Massoud *....gli è stato impedito. Il capitolo è stato chiuso due giorni fa. Con l'assassinio. E la menzogna ha firmato false identità agli attentatori. E il cuore è pesante. Ora. La speranza è coperta da un drappo verde. Lontano. Nel Panjshir, in Afghanistan. Per chi ancora non avesse capito. Ancora non sapesse, non ricordasse, non volesse.... " Poi il racconto nel libro entra nel vivo: 

"Un ristorante qui, a Trastevere, l'esterno di esso e tavoli rigorosamente vestiti di bianco, rigorosamente vuoti. Qualcuno viene fuori dal locale, va verso un tavolo.... poggia su quel tavolo una piccola radio portatile....E' accesa....Sono lì, sto passando a pochi centimetri...Dalla radio giunge un frastuono a più voci. Indistinto. Non si capisce. Il volume è piuttosto alto. Rallento. Distinguo rumori, sirene. una voce ansima, sovrasta i rumori, prova a farlo. Si scusa per il disagio, la cattiva ricezione. Non comprendo il motivo. Mi fermo. New York colpita, Twin Towers, paura, ecco. Parole scollegata in un contesto sconosciuto. Ancora non capisco. penso ad un racconto radiofonico. Di quelli che danno a volte sulla Rai. Sorrido. cammino. La voce c'è di nuovo, continua nell'affanno. Retrocedo di qualche passo. Affanno, voce, rumori, sirene, troppo realistico. Tutto troppo. Sospetto. Penso: reale. No, non è possibile. Ma ci credo. Subito. L'atmosfera è ferma. Intorno silenzio, alcuna voce che non sia della radio. la piazza mi si apre davanti. C'è un bar non distante, lo so, lo conosco. Vado verso il bar. Alcune persone all'interno, il capo verso l'alto: guardano. In alto su di una staffa a parete un televisore acceso. " A questo punto del libro giungono le immagini che accompagneranno i futuri pensieri:

"Una delle Torri Gemelle di New York ha un aereo in un fianco, si vede la coda. Fumo nero fuoriesce dallo stesso fianco. L'immagine va a ripetizione. Sembrano corpi umani. Mi guardo intorno. Immobile nella sua postazione il barman ha un bicchiere vuoto in una mano. Nell'altra una fetta di limone all'estremità di un coltello. Lo sguardo allo schermo. Ho certezza delle immagini: sono reali, è una diretta. E' accaduto. Le parole dell'inviato neppure le sento, solo le immagini. Nei pochi passi tra la radio e il bar ho pensato: se è vero quel che sospetto d'aver capito, ecco perché l'assassinio di Massoud l'altro ieri. E: è la stessa matrice. Lo schermo sta confermando i miei pensieri.... S'interrompe il replay, cambia il vociare, urla ancora in diretta, altra torre, altro aereo, altra facciata. Stessa dinamica. Ci guardiamo, il barman, le quattro o cinque persone, io. Nello scorrere dello sguardo scorgo due persone in più, alle mie spalle.... sono americani... si sente dalla lingua bisbigliata tra loro. Nessun altro parla, bisbiglia. Sono dell'Accademia Americana, forse, la sede romana di studi e ricerca sita sul colle che si alza da qui, da Trastevere.... Sguardi corrono tra noi. Muti. Poi il crollo, sul video in tempo reale. Le torri si sono afflosciate su se stesse. Hanno ceduto. il simbolo economico, della potenza, la modernità della nostra civiltà è crollato su se stesso.... Ed io non ho provato nulla. A quel crollo, quel vuoto, quel ground zero, come l'hanno chiamato, lo chiamano. Non ho provato nulla.... Alcun pensiero che non fosse silenzio. Poi sono uscita dal bar.... era stato un film. Come fosse un film. Ancora un film. Di quelli visti, rivisti, sui disastri, le sciagure, le catastrofi. Naturali o provocate, dagli uomini o dagli dei. Ce n'è una vasta gamma. Tutti hollywoodiani o di imitazione. E tutti finiscono con gli eroi, l'inno nazionale, la speranza che aleggia sulle macerie del giorno dopo. The day after... Questo il the end. Sempre, la fine....E' la fiaba americana, questa. malate fantasie, bisogno di dimostrare a se stessi la pionieristica capacità di sopravvivenza. Possibile tutto nel manuale dei boy scout." A questo punto, nel testo l'intuizione sul futuro: 

" Ho pensato all'Afghanistan: andranno in Afghanistan. E ho visto.... E ho pianto....Un enorme ground zero. Molto, molto più grande del grande foro newyorkese. Un ground zero quotidiano, d'ogni alba, d'ogni tramonto.... Tanti ground zero disseminati lungo il tempo a venire, a breve. E lo spazio....Questo ho visto. Sarebbe stato. E' stato. Continua ad essere. E'. Cosa si sarebbe addotto al mondo, quale motivazione o menzogna, non avrebbe avuto alcuna importanza. Il mondo avrebbe creduto.... Quel giorno delle Twin Towers ho pregato. Forse. "

Gli attimi di racconto si fermano qui, questi volevamo ricordare, riprendere da uno dei libri di chi scrive. Oggi lunedì 11 settembre 2023.

Marika Guerrini

Nota  

* Ahmad Shah Massoud, Ministro della Difesa Stato Islamico dell'Afghanistan, Governo Legittimo Rabbani-Massoud (1992-2001)

lunedì 10 luglio 2023

Eco assordante delle bombe a grappolo e sue emanazioni

 ... c'è una pagina in "Afghanistan passato e presente" *1, nel corpo dell'undicesimo capitolo, lì, la Storia del paese, quella con la S maiuscola, apertasi millenni prima dell'anno zero, dopo aver attraversato, spesso celata nell'ombra di altro nome, secoli e secoli di grandiosità, aver vissuto imperi e regni, conseguito vittorie persino sull'Impero Britannico, aver conquistato con il trattato di Rawalpindi indipendenza e modernità, si ritrova a sprofondare nella notte della sua stessa vita e lei, la Storia di quella terra si farà storia di altri sulla propria terra. Causa ad oggi nota al mondo: la menzogna. Quest'ultima, partorita in seno all'estremo occidente, verrà attuata all'insegna del Grande Gioco afghano, la vecchia strategia colonialista di kiplinghiana memoria, che vuole l'attore, interprete principale e autore, nascondersi dietro comparse selezionate con cura. Così la Storia di quella terra ha visto l'annullarsi d'ogni antica gloria che, pur fattasi, malgrado occupazioni e avversità,  memoria e traccia di un cammino verso il futuro, si troverà a percorrere un'unica via, ad affondare nella bianca polvere del deserto. E il mondo? Il mondo dopo qualche fiato, dimentico, volgerà altrove lo sguardo senza avvedersi che ogni seguente e presente bellico, benché altrove, benché distante, affonda le sue radici nella strategia usata dallo straniero in quella terra solo geograficamente lontana. Lì, in quell'esperienza  lo straniero affila le armi, fisiche e non, da lì trae tattica e strategia, annullando in essa il percorso evolutivo d'un popolo, sovrano diritto d'ogni popolo. Ma resterà la Storia a ricordarlo, quella che alberga nella memoria del suo stesso genio, e questo a noi basta.
 Ora però è tempo di aprire il libro, andare all'undicesimo capitolo, alla sua pagina e corrispondere al titolo della pagina che si va tracciando.

" In Afghanistan l'occidente ha violato tutti i diritti umani, civili, molti di quelli legislativi, è venuto meno alle dichiarazioni dell'ONU e, oltremodo, ha violato i doveri etici. Seguendo le regole del Grande Gioco, e non per le Twin Towers che siamo certi ne facessero parte, l'occidente, in questo caso Usa e Gran Bretagna, ha tenuto ben presente l'esperienza dell'Armata Rossa che, combattendo sul suolo, aveva dovuto cedere, quindi, preventivamente ha zittito il capo carismatico Massoud, ed ha evitato persino l'ultima lealtà di un combattimento al suolo iniziando con un "intervento chirurgico": bombardamento e invio di "aiuti umanitari". In realtà gli "aiuti umanitari" che venivano paracadutati, avevano, non a caso, gli stessi involucri di plastica gialla delle micidiali bombe a grappolo, il che impediva alla popolazione la distinzione. Sono saltati in aria migliaia di civili, più che altro bambini affamati che, scambiandoli per viveri, perché questo veniva annunciato dagli altoparlanti, si precipitavano a raccoglierli e, per sopravvivere, morivano... Anche i Taliban, in meno di un mese, da 25.000 unità furono ridotti a 10.000, caddero infatti sotto i bombardamenti... fiaccati, furono costretti alla resa...". 

Questo è stato allora, a guida dell'Afghanistan era il Governo Legittimo Rabbani -Massoud nato da libere elezioni (1992-2001)  dopo di allora, dall'ottobre del 2001 in poi, lo straniero, man mano, usando sempre la stessa strategia, ha rafforzato le truppe dei Taliban a proprio uso e consumo  ancor più che nel primo momento destabilizzante il paese, 1996, luogo Kandahar.

Ma, restando alle Cluster Bombs, nome originario delle bombe a grappolo, di recente, per quel caso che non esiste, ho incontrato un giovane uomo afghano, al tempo bambino. E' stato  un brevissimo incontro in un giorno di pioggia, come se il cielo non reggesse il dolore e si sciogliesse in pianto. Poi nulla, silenzio, non ho più visto il giovane uomo né so dove ora sia. Ma quel giorno ha raccontato cose che nessuno vuol sentire, ancor meno ricordare. Cose che neppure chi scrive, se pur avvezzo alle tragiche conseguenze di quella guerra, vorrebbe sentire, racconti le cui immagini non si vogliono ripercorrere, ancor meno narrare. Basti sapere che i segni di quegli ordigni sono sul corpo di Hussein, nome fittizio, come su migliaia di altri se pur diversi o simili. Sono lì, evidenti in un piede che non c'è più, un piede assente. Ma non allora, non nei primi anni di guerra, accadde la perdita, bensì tre anni fa, per esplosione di uno di quegli ordigni in un campo un tempo coltivato, ora misero e spoglio, fatto di ciuffi d'erba sparsi. Esplosione causata dall'inconsapevole scontro di un piede con un ciuffo d'erba apparentemente innocuo.

Le Cluster Bombs, infatti, non formando corpo unico, malgrado il lancio e l'impatto con il suolo, nello spargersi, possono restare inesplose anche per anni, dipende dalle condizioni del suolo, dalla vegetazione se più o meno fitta, e così via. Hussein, si è trovato a passare di lì tre anni fa e, all'improvviso: esplosione, indicibile dolore, perdita dei sensi. Ma la vita che si muove secondo saggezza, ha voluto tenere Hussein con sé e l'espandersi del boato, ha allertato dei passanti poi accorsi. L'eco però è rimasta, incisa, assordante, a ricordare. 

Gli Stati Uniti, tranne che negli ultimi tempi della loro presenza in Afghanistan, non hanno mai smesso di usare le Cluster Bombs, così come altri ordigni di simile portata, anche dopo il 2008, malgrado la Convenzione di Oslo avesse stabilito  (maggio 2008) il divieto assoluto non soltanto dell'uso, ma della produzione ed anche di un eventuale trasferimento. Più di centoventi paesi hanno nel tempo firmato e poi ratificato l'accordo, Italia inclusa. Non l'hanno mai fatto Stati Uniti, Russia, India, Brasile, Israele, Cina e Pakistan.  Ed ora il robot tenuto a capo degli Stati Uniti, ha firmato, suo malgrado, dice, per il bene ucraino, dice, un permesso speciale di invio di bombe a grappolo all'Ucraina, alla mercé di quella teatrale comparsa, selezionata con cura e posta, come da copione, ad apparente guida del paese baltico. Assoluta pericolosa follia! 

Per ora noi ci fermiamo qui. Si lascia alla riflessione del lettore la costruzione della trama e dell'ordito nell'elaborare i fatti lontani, vicini, attuali e contingenti. Trama e ordito come in un grande fiorato tappeto afghano. 

Marika Guerrini

Note 

* Marika Guerrini , Afghanistan passato e presente, -Storia- Jouvence - Milano 2014