venerdì 29 luglio 2011

cronaca da Barcellona

...è stato percorrendo La Rambla del Mar, la via alberata che porta alla piazza del porto, quella in cui Cristoforo Colombo con l'indice punta l'estremo occidente, il Nuovo Mondo. Lì, dall'alto d'una colonna vigilata da leoni. E' stato su quella via che gente si snodava come distratta nella calura domenicale. E snodandosi sfilava in abiti d'occidente e d'Africa e d'oriente. E una bandiera si ripeteva, distratta anch'essa, tra le mani, sulle spalle. Una bandiera non spagnola, una bandiera nazionale d'una repubblica altra, la Repubblica Araba Saharawi. 
Al-Jamhuriya al 'Arabiya as-Saharawi. La repubblica nata dalle lotte del Fronte Popolare per la Liberazione dal colonialismo spagnolo nel Saguia el Hamza e nel Rio de Oro. 1976 è datata la Repubblica Araba Saharawi. 1976 è datata la sua bandiera. Quella bandiera figlia d'una sofferta indipendenza. La bandiera che ora, scortata, sfilava. A Barcellona.
Ma altro sfilava con essa. Altro sorretto da bambini. Altro che portava la bozza d'una carta geografica, d'una terra. Che portava una scritta di libertà per i popoli del Sahara. Ora. 
E voci cantavano in lingua araba e catalano: via l'occidente dalle nostre terre d'Africa. Il Sahara ai suoi popoli. Sahara libero tutto. 
Questo sulla Rambla del Mar. Sotto le guglie gotiche dal sapore di fiaba. Una bandiera e uno striscione. Hanno sfilato distratti. Ora. Dieci giorni fa. Circa. In Europa.
Marika Guerrini

sabato 23 luglio 2011

Oslo...ma come si può...

...è incredibile come, quanto si continui a raccontare fandonie, come, quanto si perseveri nella menzogna mentre viene accertata, senza dubbio alcuno, l'estraneità jihadista alla strage di Oslo. Prima ci si inventa un fantomatico gruppo islamico, certo Ansar Jihad al-Alami che rivendica l'attentato, poi lo stesso gruppo smentisce, prende le distanze dal fatto. Ma l'ipotesi non arretra. Intanto si cerca un altro eventuale gruppo anch'esso islamico. Si continua la caccia per un'ulteriore ipotesi che il mondo possa bere. Intanto Anders Behring Breivik viene arrestato. L'autore dell'accaduto, degli accaduti. Questo non basta ai media e al grande politologo, tale Stale Ulriksen che, intervistato, si dice: scioccato ma non sorpreso, e continua sulla baggianata della pista islamica vaticinando attacchi futuri detti, ridetti e bla, bla, bla... L'opinione pubblica che segue la pista norvegese dell'attentatore, viene tenuta sempre sottilmente nel dubbio. L'elemento islamico non viene mai zittito se pur reso presente solo psicologicamente. Il forse, anche se sottile, vacillante viene lasciato attivo. Sottofondo. Sempre. 
Ma come si può non rendersi conto che non esiste, non è mai esistita alcuna pista fondamentalista islamica reale, che abbia attaccato o attacchi l'occidente senza che sia stata pensata, voluta, architettata direttamente o indirettamente dall'occidente stesso a proprio uso e consumo. E' tempo di dire basta alle menzogne mediatiche. E' tempo di svalutare la loro voce. Di rendersi indipendenti. E' tempo di prendere consapevolezza di quanto l'infezione che si sta vivendo sia endemica alla società occidentale. E' qui. Ci basti guardare la violenza che sprigiona dagli schermi piccoli o grandi che siano. Ci basti ascoltare il rumore chiamato musica con cui si stordiscono i nostri figli, quando non sia droga o alcool o sessualità estrema o deviata. O tutto questo insieme. Basti guardare la funzione subumana di alcuni loro beniamini   nel campo. Al cui confronto i Beatles sono stati Chopin. 
E' con quest'assenza d'umanità che sono cresciuti, stanno crescendo, crescono i nostri ragazzi. Siamo noi ad averla esportata oltre i nostri confini. Da questa angolatura Anders Behring Breivik, quest'uomo poco più che ragazzo, ancora nel suo trentatreesimo anno non compiuto, dallo sguardo chiaro, costui denominato dai norvegesi fondamentalista cristiano, ci suscita una reale profonda piétas. Quel che proviamo è una reale profonda compassione per la sua sofferenza straripata in tragedia omicida. La sua è responsabilità umana e sociale non etica. A sua volta ed in primis è stato, è vittima. Come lo sono quei poco più che bambini caduti sotto i suoi colpi. Come lo sono gli attentatori suicidi islamici. 
E ancora sono poco più che bambini a pagare. Stavolta qui. Vicino. Nel nostro mondo. In uno dei nostri tranquilli paesi. Bambini. Ancora.
Marika Guerrini

si noti bene:
la voce corretta è: gruppo islamico, gente islamica etc. e non islamista, come pronunciano i nostri media e i così detti esperti, per noi pseudo, confondendo il termine islamista ovvero studioso, esperto di Islamistica (insieme di scienze islamiche) con il termine islamico ovvero appartenente al mondo dell'Islam ( per nascita e o  religione etc.). A dimostrare la nostra arrogante ignoranza.
M.G.

venerdì 22 luglio 2011

sul Mediterraneo

da taccuino di viaggio: 
quindicesimo giorno di luglio del 2011, ore 03 e 10 minuti primi. Il risveglio è stato improvviso. Improvviso il sobbalzo. E sordo come di corpo che cade. E' stato l'orologio sul comodino che delimita il letto a cadere, il tonfo ha sonorizzato il risveglio. L'oblò è nero come la pece ma si rischiara a tratti. A tratti investito dalla spuma delle onde. Rischiarate a loro volta a tratti dalla luna visibile anch'essa a tratti tra le nubi. Nubi intuite più che viste. Sì, il mare è grosso stanotte. Molto grosso in queste prime ore di navigazione.
Ho acceso la luce per annullare la fluorescenza della spuma sul cristallo dell'oblò. Ho acceso la luce da notte, fioca, qui, dietro il cuscino. E la poltrona, piccola, rossa, prima incassata sotto la mensola dello specchio, scivola avanti e indietro. Sulle rotelle segue il moto delle onde. Il moto della nave. Il moto di tutto. Respiro, stomaco, battito cardiaco compresi. E un senso di impotenza, di fragilità, di caducità si fa spazio nell'anima. E respiro, stomaco, battito cardiaco sono le uniche parti sensibili del corpo. E la precarietà della vita può affacciarsi alla mente. Malgrado l'assurdità, l'inopportunità dell'idea. Ma il pensiero va. Incontrollato, come il moto delle acque, s'allarga, si restringe. E in esso una domanda, due, tre, più. Domanda su argomenti già trattati, immagini ripetute: se questo accade su una nave ammiraglia, nella certezza della traversata, cosa  sarà mai su di un barcone all'assoluta mercé dei flutti. E cosa mai potrà sperimentarsi nell'animo. E quale sarà mai la potenza della morsa della paura. E cosa scorrerà dinanzi agli occhi fisici e non. E...
Ma non vogliamo risponderci o, forse, non vogliamo sapere.   
Marika Guerrini

giovedì 14 luglio 2011

accenti diversi

...occiriente si manterrà in silenzio qualche giorno. Si sposterà dal luogo d'origine, sarà ad ascoltare accenti diversi. Sarà ad ascoltare il risuonare  dell'eco di vicende di guerra in pronunce diverse, in pronunce europee. Quelle ad occidente del suo stesso occidente. Sarà a scrutare su altri volti, altri sguardi, altri moti, quest'attualità uguale a se stessa da un tempo così lungo che s'è fatto sempre. 
E attraverserà quel mare sempre meno nostrum ogni giorno di più. E approderà su un'altra costa e poi ancora. Creerà un filtro, piccolo, breve, inesistente quasi, una leggera lontananza tra le quotidiane menzogne dei media italiani e l'ascolto di altre altrove. Perché è così che l'Europa s'accorda con se stessa. E' così che l'Europa coopera ai misfatti di guerra, tiene gioco agli alleati. Continua a mentire. E non s'avvede o non vuole o non può, o entrambe, che le proprie menzogne o l'avallo delle altrui, indeboliscono se stessa sempre più, allargano la faglia. Non s'avvede che squarciano sempre più la ferita nel suo stesso fianco, come per Amfortas trafitto da Klingsor con la Sacra Lancia che avrebbe dovuto custodire. Se fosse rimasto desto.
Occiriente, rifletterà su quest'episodio racchiuso nelle Leggende del Graal. Rifletterà sul significato, sul senso, sulle immagini. Sulla chiave della sua attualità. Lo farà in questi giorni. Altrove. E...lo suggerisce.   
Marika Guerrini

lunedì 4 luglio 2011

i droni


Loghar, Kabul, Kandahar, Helmand, Nimruz, Heràt e ancora e ancora. Città, province, distretti. Nomi. Luoghi. Luoghi racchiusi in uno stesso nome. Luoghi di non luoghi. Non c'è alba o tramonto che passi tra sole e luna  senza che si pronunci, scriva uno di questi nomi. Simili. Nomi d'una stessa voce. D'una  terra. Sempre la stessa. Terra che siamo stanchi di nominare.  E bambini. Ancora e ancora. Bambini sempre. Legati agli stessi nomi. Bambini senza nome. 
Continuano a saltare bambini laggiù, a saltare in aria. Sono trent'anni anni che saltano sotto quel cielo da presepio. L'abbiamo già detto. Erano campi minati  prima di undici anni fa. Del 2001. E' stato ovunque dopo. Sono cinture esplosive ora. Anche. Azioni inconcepibili in quella terra. Quelle delle cinture su bambini. Azioni inconcepite dalla sua gente. A questo è ridotto quel mondo. A questo è stato portato. Eppure degli altri, dei bambini  della notte, quelli che saltano in aria nella notte, non si dice, non si parla. Quelli che se ne vanno nel sonno. Quelli che non si svegliano. Quelli che sono il 90% dei decessi infantili in Afghanistan. Di quelli non si dice. Su quelli si sorvola. Lo si fa prima e dopo. In vita e dopo. Lo si fa in silenzio.
Sono silenziosi i droni.  Sono impercettibili. Quasi. Sono ronzii. Ronzio d'ape maschio. E' quel che significa la parola drone. E volano nel buio. Quasi sempre. E non disturbano il sonno. Erano cinquanta i droni al tempo di Bush. Sono settemila al tempo di Obama. 
I droni non hanno altra patria che quella a stelle e a strisce. Ma non per molto, per l'antico principio di imitazione. Aerei senza pilota, questo sono. Macchine infernali. Questo sono. Solo esclusivamente comandate da un pulsante. Un pulsante lontano premuto da mano lontana. Lontana dal luogo dell'esplosione, della paura. Lontana dalla guerra. Non è neppure mano militare a premere il pulsante è  mano sconosciuta di agente segreto.  E' mano economica. Mano che non rischia.  Mano che non si mostra. Mano che fa saltare bambini senza esporsi. Senza responsabilità. Alcuna.
E volano droni anche sul cielo del Pakistan e della Libia, e dell'Iraq e dello Yemen. E della Somalia anche. In questi giorni e ancor più In silenzio. Cinque cieli da presepio sono sonorizzati da ronzii di api maschio. Semplici leggeri fastidiosi notturni ronzii. 
E bambini s'addormentano al passaggio. E sacrifici umani si compiono. E s'immolano sull'altare della nostra presunta Civiltà. In silenzio.
Marika Guerrini