martedì 28 febbraio 2012

Jalalabad terra di frontiera

...nella terra delle cascate è Jalalabad. Lì dove il Kabul incontra il Kunar e s'appressa a confondersi con l'Indo. Fondata per volere di Akbar, l'imperatore Moghul, allora, ch'era il 1570. Da un appellativo di lui il nome della città, da Jalal-ud-Din, Fervore della Fede. Festosa Jalalabad, sempre. Per la mitezza del clima, i giardini fioriti, i palazzi principeschi. Porta afghana sull'India, un tempo, poi, una manciata di kilometri e s'è trovata sulla frontiera, quasi. Una manciata di kilometri e s'incontra il  Pakistan.
Calpestata Jalalabad, da tanto, troppo. Calpestata da passi stranieri, passi d'un'altra lingua, sempre la stessa lingua da cartone animato. Passi armati. Ovunque.
E' esplosa un'autobomba all'aeroporto di Jalalabad: nove morti, attentatore compreso, dodici feriti, due soldati americani. Hanno detto. E' per il rogo di Bagram, hanno detto. Per vendetta, hanno detto. 
L'attentato è stato rivendicato dai talebani. Hanno detto. Chi sono questi talebani non l'hanno detto. Sia sottinteso, ovvio, scontato, si ritiene. Non per noi. E s'addiziona alle altre un'altra menzogna, un'altra offesa all'intelligenza. La nostra. 
  

Marika Guerrini
 foto dal web





sabato 25 febbraio 2012

Bagram e il rogo


...la linea s'interrompe la voce che corre sul filo scompare. Ancora parole mozzate, frammenti dubbi, ieri da Kabul. Oggi da Kabul, la voce è chiara, limpida, senza ombra di dubbio. E la conferma d'un sospetto: a Bagram le copie del Corano sono state date alla fiamme volontariamente. 
Diversa la lettera a Karzai, la lettera di Obama:" ...l’errore non e’ stato intenzionale le assicuro che intraprenderemo tutti i passi necessari per evitare che si ripeta, anche quello di punire i responsabili”, dice, dopo aver presentato le " più sincere scuse". 
Ora il nostro sguardo si pone dall'alto, così,  per una visione d'insieme, soltanto.
Bagram, città a nord ovest di Kabul. Bagram  Base Aerea Statunitense altamente strategica. Bagram centro di detenzione degli Stati Uniti in Afghanistan. Circa 2000 detenuti. Zero possibilità di avvocati, zero possibilità di visite familiari, zero possibilità di conoscere i motivi della detenzione, zero possibilità di conoscere la durata, zero possibilità di conoscere il tipo di condanna, presenti tutte le sevizie, le torture le atrocità di Guantanamo. Ad ognuno la propria Guantanamo, quella di Obama è afghana. Questo è Bagram. Ma occiriente non vuole sostare con i pensieri tra i gironi di quell'inferno, né dare spazio alle povere immagini di corpi ridotti a larve neppure umane. Non più.  Sa che si trovano sul web e tanto basta. E il subumano ritorna. E ha sempre la stessa veste.
No, occiriente non può descrivere queste subumane miserie. Ci sono realtà che al solo segnarle nero su bianco arrecano dolore. A chi scrive, chi legge. Ce ne sono tante. Troppe. In questi nostri giorni. Se ne stanno lì, sparse, disseminate, sommerse da lamenti, da vane implorazioni di pietà, in luoghi dove  si viola ogni sacralità di vita e di morte. Sono luoghi non luoghi oramai.
Bagram-scena da un gineceo- I sec. d.C.
Eppure c'è stato un tempo in cui Bagram mostrava le sue bellezze, gli antichi tesori dei suoi reperti archeologici. E tutto sapeva di storia  a Bagram, lì, sulla Via della Seta che portava a Bamiyan. Lì dove gli spazi accompagnavano le alture su, su, fino ai picchi innevati  sulle pendici dell'Hindu Kush. Ora aerei assassini volano su Bagram. e il vento porta lamenti di uomini che furono e i  loro silenzi.  
Sì, il rogo di cui si parla tanto, di cui si parla tutti, è stato procurato volutamente, E' parte della strategia. Questa miserrima strategia. Da cui le rivolte, nelle strade, alle mura del palazzo di Karzai, da Kabul a Jalalabad a Herat e ancora e ancora fino al Pakistan. Esattamente dove si voleva arrivassero. E la farsa nella chiusura dell'Ambasciata degli States a Kabul e le accuse dopo le scuse: sono i fondamentalisti ad aizzare le rivolte, sono i talebani, sono...E la storia iniqua menzognera macchiata di sangue innocente continua. Per quanto ancora non è dato sapere.     
Marika Guerrini  




mercoledì 22 febbraio 2012

India -Italia e...

il Kerala con Cochin
...al principio della storia due comunicati stampa:
"Pirateria: Fucilieri Battaglione San Marco sventato tentativo di arrembaggio nell'Oceano Indiano
15/02/2012" e ancora Comunicato Stampa n°4 del 15 febbraio 2012
"I Fucilieri del Battaglione San Marco imbarcati come nucleo di protezione militare in zone sotto minaccia dei pirati, sono intervenuti, oggi, alle 12,30 italiane, sventando un ennesimo tentativo di abbordaggio. La presenza dei militari della Marina ha dissuaso cinque predoni del mare che, a bordo di un peschereccio, hanno tentato l'arrembaggio alla Enrica Lexie, a circa 30 miglia a Ovest dalla costa Meridionale indiana, nell'oceano Indiano. 
I fucilieri, avvistati i pirati, sono intervenuti secondo le procedure previste con "warning shots", ossia esplodendo tre serie di colpi d'arma da fuoco a scopo dissuasivo.
i punti verdi  lungo le coste indicano le rotte dei mercantili;
gli altri, meno vicini alle coste, le rotte dei pirati somali


Dopo l'ultima serie, l'imbarcazione dei pirati si è allontanata dalla nave italiana. Sabato scorso un altro nucleo del Battaglione San Marco, aveva sventato, stavolta senza esplodere colpi, due tentativi di arrembaggio nel Mare Arabico, prima ai danni della Jolly Arancione, e poi, a distanza, impartendo direttive via radio al comandante di un mercantile maltese."
...ma la certezza si spegne, prende spazio la prudenza e l'attesa di vaglio sull'effettiva dinamica dell'incidente:
"Pirateria: Fucilieri Battaglione San Marco sventato tentativo di arrembaggio nell'Oceano Indiano-dinamica al vaglio
16/02/2012"
Comunicato Stampa n° 5 del 15 febbraio 2012
"In merito a quanto accaduto ieri a largo delle coste indiane, dove un team di sicurezza della marina militare, imbarcato su m/n Enrica Lexie, è intervenuto per sventare un tentativo d'attacco da parte di un'imbarcazione condotta da personale armato si precisa che la dinamica dei fatti è ancora tutta da verificare.
Al momento si può dire che l'equipaggio ci ha riferito che l'atteggiamento del peschereccio era stato giudicato chiaramente ostile, tipico dei pirati. Le modalità di avvicinamento erano le stesse già seguite in operazione di abbordaggio, caratteristiche di quei mari.
particolare geografia del porto di Kochi
Un esempio su tutti: non hanno risposto ai segnali di avvertimento.i marinai a bordo del mercantile hanno messo in atto le procedure standard. Il peschereccio si è allontanato dopo la terza raffica di avvertimento, senza danni evidenti a bordo."
Osserviamo le carte. Il fatto s'è consumato a Kochi o Cochin, a 16 miglia da, prima notizia ansa, a 30 miglia da, comunicato di cui sopra, a 33 miglia da, secondo versione di esperti in tv. Versione indiana: 22,5 miglia da. 
Alle prime battute l'ora del fatto dichiarata dall'Italia coincideva con l'ora dichiarata dall'India. Poi non più. E il numero di colpi sparati non coincidono. E il numero degli uomini sul peschereccio non coincidono. E la presenza di armi, a detta degli italiani, in realtà, provato, essere assenti sul peschereccio non coincide. E il porto di Kochi o poco distante, non è il Golfo di Aden in cui i pirati s'avvicinano alla costa.
Acque internazionali, sì, certo, mercantile battente bandiera italiana, sì, certo, sotto giurisdizione italiana, sì certo...ma. Ma perché l'India ha fermato i due militari, custodia cautelare, arresto, cosa cerca l'India, cosa sospetta, cosa vuol intendere?
 E si manifesta contro i "marines" italiani, intanto. Marines. Non è un merito. E' indicativo. Molto. E' indicativo per noi. Qualcosa è stato sottolineato. Così, d'impulso. Qualcosa che è cambiato nei soldati italiani. Psicologia d'addestramento? Forse. Esasperazione del senso di difesa? Forse. Eccessivo uso delle armi, abuso? Forse. Strategia della paura. E gli uomini si indeboliscono. e agiscono d'istinto. E non sanno distinguere. E si va per il mondo come fosse giungla o far west. 
In una nota del ministero degli Affari Esteri di Nuova Delhi inviata al Ministero degli Esteri italiano si legge:"  Il ministro degli Esteri indiano, S.M.Krishna, ha rappresentato al ministro degli Esteri italiano (Giulio Terzi) quanto sia stata spiacevole la perdita di vite umane che si sarebbe potuta evitare, se il personale navale a bordo della Enrica Lexie fosse stato più attento e avesse agito con moderazione".
Chissà, si chiede occiriente, ha forse ragione? Forse sì. 
Marika Guerrini



martedì 14 febbraio 2012

la Siria sta morendo.E la Grecia e...l'Europa?

Atene
Damasco
Cairo


Tunisi
...in Medio Oriente la Siria sta morendo. Sta morendo allo stesso modo di altri, per il diffondersi della stessa epidemia con lo stesso decorso. Leggera insoddisfazione sociale e o istituzionale e o governativa, poi leggera manifestazione in superficie, quella spontanea un po' sì un po' no, visibile sempre in luogo di confine, adiacente a... Poi ancora un esantema, piccolo, grande, non importa, in luogo più interno al corpo del paese, che a volte si fa cuore, come una capitale. Simultaneo alla manifestazione il virulento suono del tam tam on-line. Continuo, capillare, potente, pronto a diramarsi nel paese tutto. Su tutto il suo corpo da tempo indebolito da infezioni estranee, straniere anche allo stesso virus esantematico. E giovani. Migliaia di giovani innanzi tutto. Giovani, figli, in occidente orfani d'ogni valore, in oriente creati schiavi nell'emulazione d'occidente. Giovani, figli, padroni di tecnologia e soggiogati da essa. Giovani dai diversi nomi: ribelli, rivoluzionari, estremisti, black  bloc, indignati. Definizioni di alcuna importanza che si uniscono, si riconoscono tra loro per simboli, non ultimo il pugno chiuso di Otpor e la maschera mefistofelica dei black bloc. Giovani che fanno strada al diramarsi del virus. Il paese, il corpo da infestare da infettare è quello d'interesse al momento del tempo in questione. Quello proprio alla necessità di composizione sempre dello stesso puzzle, il cui  disegno completo è segnato a priori da un'associazione a delinquere costituita da paesi altri. Paesi interessati all'economia e o alla supremazia geopolitica. Ma questo si sa, è ripetizione. Paesi armati d'ogni tipo di armi, dalle belliche propriamente dette reperibili a spesa nulla per i "ribelli liberatori", alle belliche finanziarie alle mediatiche. Tutto gratis, solo al costo  della vita. Costo irrisorio per questi paesi portanti. 
E la rivolta si fa rivoluzione e la rivoluzione blocca le riforme più o meno in studio d'attuazione e il blocco acuisce la rivoluzione, la rivoluzione scatena gli eserciti governativi, regolari, rafforza in ogni fazione la violenza che si fa guerra civile per farsi distruzione del corpo del paese.
Lì, nella distruzione del corpo, ogni barlume ideale si perde, s'annulla. Muore ogni iniziale richiesta ogni obiettivo. E l'invasione si fa manifesta. L'invasore con essa ma non sempre. 
Sì, la Siria sta morendo. E la Grecia? Sta forse morendo anch'essa mentre l'Europa continua nella sua stupidità a non proteggere se stessa nel corpo dei suoi stessi paesi? 
La Grecia potrebbe morire, risvolto improbabile ma non impossibile dato l'inatteso, per gli ingenui, declassamento che Moody, agenzia statunitense di lettura finanziaria, ha dichiarato per Italia, Portogallo, Spagna, Slovenia, Slovacchia senza considerare la Grecia ai suoi occhi già defunta. Mettendo in forse Francia, Austria, Germania e Gran Bretagna. Sì, persino loro, gli inglesi, sola nota d'ilarità nella vicenda. Domanda: ci si può credere al probabile declassamento della GB o trattasi di messa in scena?...
Moody ha declassato l'Europa così, ad una manciata di ore dall'euforia Monti-Obama, una manciata di ore dalle prese ad esempio dell'Italia, della bravura tecnica e bla bla bla. Moody'rating, per dirla con loro, i cui guadagni entrano nelle tasche di Warren Buffet, il terzo uomo più ricco del mondo, il secondo negli States, colui che controlla il 12% della stessa Moody.
E, mentre l'Europa, recidiva nell'errore, acuisce la propria assenza di unità, di effettiva esistenza, nel suo alveo, governi tecnici negano, per il solo fatto d'esistere, la Democrazia.  E  la Grecia rischia la vita. 
Il ritorno delle fiamme ad Atene nelle scorse ore dovrebbe far pensare. Riflettere. E' sottile il filo che tiene la Grecia fuori dagli estremi distruttivi di cui sopra. Sottile molto. Filo che, malgrado l'assenza d'unità, si chiama ancora Europa. Forse. 
E black bloc, indignati, manifestanti, parlano l'antica lingua e non solo, e portano cartelli, gli stessi tra pugni chiusi e maschere mefistofeliche, nel loro calpestare la madre terra del  pensiero d'occidente. E quella terra è cuore del Mediterraneo ancor più che il Nord Africa. Ed è Turchia anche. E la Turchia è Mar Nero e Russia e Iran e l'agonizzante Siria etc. etc.
Fantasie d'occiriente o sguardo dall'alto su infuocate azioni di dominio globale? 
E se la Grecia uscisse dall'euro? E se l'uscita o il pericolo di essa, portasse la Grecia al colpo di Stato, se la riportasse ai colonnelli? Non potrebbe questo dare il fianco ad un'accusa di estremismo e deviare la rivolta? L'Europa si frantumerebbe. Gli Stati Uniti d'Europa si farebbero sogno. Definitivamente. Forse. Sogno-incubo per noi, di gaudio per gli Stati Uniti d'estremo occidente che alimentano discordia sotto forma d'alleanza. Sogno di perplessità per alcuni paesi arabi che accompagnano la spinta americana esclusivamente per proprio tornaconto, in bilico tra la supremazia religiosa sunnita e wahabita sulla sciita e simili e il controllo sul Medio Oriente tutto, ma che in fondo, molto in fondo, preferirebbero gli Stati Uniti d'Europa agli altri, non fosse che per storici motivi. Paesi che non sono gli invasi, né i distrutti o in via di...  
Marika Guerrini
Tripoli "...bel suol d'amore..."cantava un vecchio canto
articoli correlati di occiriente 
"Primavera Araba" 07/ 06/ '011 ;   "Otpor"e "Otpor -rivolte o rivoluzioni" 27 e 28 / 11/'011 ; " Due aspetti della menzogna" 18/10/'011;
foto dal web






giovedì 9 febbraio 2012

Afghanistan: come in Italia si muovono le cose

miniatura tratta dal "Babur Nama"
citato da occiriente in "Lettera da Kabul" 
...si stava scrivendo della Siria, dell'evidenziarsi del precipizio segnato disegnato curato voluto  annunciato. Si stava riflettendo sui Paesi del Golfo, la Lega Araba, gli interessi sauditi. Sulle diversità interne al credo musulmano: sunniti, salafiti, wahabiti, sciiti. Si voleva parlare di Damasco, del resistere di Bashar el-Assad, dell'incredibile ipocrisia e superficialità dei nostri media. E occiriente era dietro il palcoscenico siriano, tra le sue quinte, era partito da febbraio dello scorso anno per giungere ad ora, oggi, poi una e-mail, ora, qualche minuto fa. E l'Afghanistan ritorna. Lo fa con una notizia, un invito, qui di seguito riportato in parte 
venerdì 10 febbraio 2012... Auditorium... Roma
Un viaggio in Afghanistan attraverso il racconto di persone che gli hanno dedicato passione ed esperienza...
Introduce...conduce....interverranno....
Occiriente omette nomi e luogo, altro vuole sottolineare. Altro che evidenzi come si muovono le cose in questa nostra Italia. Altro, un particolare da pochi conosciuto.
Ecco il particolare: negli ultimi cinque anni, più d'una volta, al Ministero Italiano degli Affari Esteri così come all'Ambasciata dell'Afghanistan in Italia e ad altre locali istituzioni di rilievo, governative e non, è stato proposto il progetto di un evento comprensivo di vari momenti culturali sull'Afghanistan, da svolgersi nella capitale. Momenti svoltisi poi con successo in altri luoghi della penisola. In essi mostre fotografiche e filmati di autori afghani, giornate storiche presenziate da studiosi afghani oltre che italiani, incontri sulla poesia etc.etc. Caratteristica del progetto una specifica: " ...marginale la trattazione di argomenti relativi all'azione del nostro contingente militare nel paese, essa si manifesterà solo nelle risposte dei relatori, qualora vi fossero domande in merito, nel corso delle conferenze. Tutto sarà imperniato sulle genti afghane, la cultura, la storia,  il costume, religioni, archeologia, arte, mestieri..." In sintesi si proponevano momenti pensati sì che si realizzasse un incontro con il nucleo essenziale di quella terra attraverso il suo stesso mondo ed i suoi esponenti.
Motivo della specifica: evitare imbarazzi per eventuali costrizioni diplomatiche su misfatti e o omissioni circa le azioni belliche delle forze militari operanti laggiù.
Ingenuità della specifica: esclusione del motivo portante della presenza italiana in Afghanistan.   
La risposta da parte dei vari enti o chi per, elogiativa e mai negativa, sarebbe caduta nel nulla di fatto. 
Motivo ufficiale del nulla: "meglio temporeggiare in attesa di momenti più propizi."
Motivo non ufficiale, lasciato intendere da amici: il taglio di fondo di cui sopra. La specifica.
Ma domani un evento ci sarà. E sarà ufficiale. Voluto da Farnesina, Ambasciata etc.etc.
E' propizio il momento?  Sì, è opportuno, diremmo, di comodo. E il motivo di questo comodo è talmente chiaro da essere puerile. Annullamento del caveat, acquisto di caccia bombardieri F35, menzogne dell'alleato americano, avallate dall'Italia, circa la diminuzione delle forze armate regolari e l'incremento dei droni e così via. Tutte cose riguardanti l'Afghanistan.Tutte cose che occiriente non vuol ripetere e di cui rimanda ai suoi precedenti articoli. Molti.
Il fatto è che domani, durante lo svolgersi dell'evento romano per mostrare, in maniera più o meno evidente, l'ìtala bravura, la gente comune di quella terra, le genti afghane, continueranno a sussurrare al mondo la verità. Che non è la loro verità, ma la verità. Quella scomoda all'occidente. Ma anche questa noi, e chi come noi, conosciamo, essendo uno dei motivi, tra i primi, dell'esistere in rete di occiriente.
Così, visto che oggi occiriente, non vuol parlarne non foss'altro che per tedia,  segnala ai propri lettori una quasi diretta sui pensieri della gente afghana. Lascia che siano loro a parlare attraverso l'articolo del giornalista freelance Giuliano Battiston, articolo riportato su: la Repubblica, Rinascita, Famiglia Cristiana, il Fatto Quotidiano...ed altri, cartacei e on-line. Di seguito uno degli indirizzi per visionare l'articolo:
http://www.intersos.org/notizie/news/le-truppe-straniere-agli-occhi-degli-afghani
Marika Guerrini

sabato 4 febbraio 2012

...un attimo di poesia...

ISTANBUL


...neve in pianura  
                             
                                                       
                            
ROMA
                           
             

                                   
                                             
  
          svaniscono                                           

BAMIYAN

ISTANBUL
                                 le gru 
KABUL
scese 
nel  bianco
 TEHERAN

ROMA


                                                         
                        Jinko in filari 
NEW YORK
KABUL



                                                       
                                                                            contro il cielo                          

 
                                  
                                             KABUL
         



                    di   ghiaccio 




                           
BAMIYAN








BAMIYAN


       
                                    
        
puntano lance 




M.G.
haiku  di Sono Uchida                                  
foto di B.A.Batoor, M.Sadeq, A.Jamshid, S.Marai e originali

giovedì 2 febbraio 2012

linea diretta Roma Kabul


...la linea è disturbata, la voce discontinua, poche parole e: non venire, qui è l'inferno. Poi silenzio. E silenzio ovunque, anche in un altro qui, a Roma. S'è fatta quotidianità lo scorrere nell'etere delle parole, Kabul Roma, Roma Kabul. E allora ci si chiede come potrebbe occiriente trattare d'altro. E vorrebbe, sì che vorrebbe, ma non può. E sa che il mondo gira anche altrove e vorrebbe riprendere a parlarne e c'è la Siria in pericolo come è stato per la Libia e l'Egitto che continua a morire e il Libano ancora e lo Yemen in sordina e l'ampliarsi delle basi americane nel Pacifico e la decisione di Obama circa la diminuzione di armamenti e soldati sui teatri di guerra a favore dei droni. Della viltà. E ancora e ancora. Pakistan Iran India Cina. Rapporti sì, no. Ma occiriente è a Kabul. Ora è a Kabul. In quella Kabul ch'è stata fatta fulcro dei tempi, di decisioni, azioni, esperimenti. Da undici anni fucina. E l'Italia alimenta la fucina. E la maniera è la più vergognosa tra le forze Nato. E' maniera che vive secondo ipocrisia, codardia e tradimento della propria Costituzione. E non c'è Governo che tenga.   
Ah, sì, certo, gli alleati, accordo preso con: GLI ALLEATI. In realtà, sempre per non dimenticare, questa nostra Italia non ha mai smesso d'essere sconfitta nella II Guerra Mondiale, mai, trecentosessantacinque giorni l'anno di questi oltre sessantasei dal '45. Oh, no, non per imposizione straniera, no, per mancanza di coerenza onestà lealtà verso se stessa.
E' per questo che continua a tradire la sua stessa Costituzione innanzi tutto. 
Così, il Ministro Gianpaolo De Paola, sì che i suoi predecessori, confonde Difesa con Guerra. Così decide di annullare le limitazioni d'azione bellica ai soldati italiani in Afghanistan. Limitazioni o clausole ora chiamate caveat per emulazione, dall'imbarbarimento inglese del latino caveo nella terza persona singolare presente del suo congiuntivo.
I nostri caccia potranno bombardare. Qualunque sia la lingua barbara o non. 
Che De Paola, già Ammiraglio della Marina Militare Italiana, Capo di Stato Maggiore, Presidente del Comitato militare Nato, esperto di tattica da guerra antisommergibile, decida le azioni belliche della Repubblica Italiana in barba ad ogni volontà parlamentare, non interessa occiriente, è azione comune a molti altri uomini di Governo, grave è la menzogna. Era in missione in Afghanistan, De Paola,  lo scorso novembre, al momento della nomina. Il ruolo non è difficile da immaginare. E allora occiriente ribadisce: 
in Afghanistan non c'è nulla da bombardare. Più nulla. La "lotta al terrorismo" è definizione vacua usata per spargere terrore. Termini quali: terrore, talebani, sono etichette di comodo alle autorità americane per occultare al mondo la follia delle loro azioni che hanno distrutto, distruggono paesi. I talebani, frutto d'occidente da sempre, ora lo sono ancor più. Coloro che non lo sono sono patrioti, partigiani della propria patria. Partigiani per la libertà della loro terra. Libertà dalle forze straniere d'occupazione. Tutte. Per il Diritto Internazionale è legittimo sollevarsi contro l'oppressore. E si chiama "legittima difesa" armarsi contro di esso se questi risulta armato. Checché decidano i rispettivi governi e le loro strette di mano.
Ci si chiede perché  quest'Italia che da sessantasei anni e ancor prima, inneggia ai partigiani quali liberatori dal Regime, non li riconosce in altri popoli. Bisogna porsela questa domanda. Ma ipocrisia e attitudine al tradimento, come la gramigna, sono patologie difficili da estirpare. 
E occiriente ancora ripete: laggiù, in quella terra così lontana, così vicina, il popolo tutto, superstite, giace sotto miseria e terrore. L'Afghanistan è terra rasa al suolo nell'accezione fisica e morale. Il novanta per cento delle notizie che giungono sono falsate. Chissà forse De Paola non sa che le bombe uccidono bambini donne e uomini disarmati. Forse non sa che dopo le missioni d'attacco, perché questo sono e non difesa, i bombardieri Nato atterrano, i soldati scendono dal velivolo, fanno la cernita dei corpi senza vita, posano fucili, in genere kalashnikov, accanto ai corpi maschili. Si scattano  foto si fanno riprese si dice: sono talebani. E il mondo, poi, vede ascolta pensa la menzogna.  
Ma ora ci fermiamo. Interrompiamo. Ricordiamo a noi stessi che questo è solo articolo di un blog. Ma interrompiamo con una promessa: l'imminente riedizione di "Afghanistàn profilo storico di una cultura" con ampliamento e aggiornamento su tutto ciò cui occiriente accenna ed oltre. Edizione cartacea, on line, si vedrà. Quella più efficace. Più immediata.
Marika Guerrini