domenica 24 marzo 2013

il silenzio di Petra

...è stato il primo attimo, quello del primo sguardo, quello che con moto inconsapevole aveva sottratto a se stesso la vista del primo piano: la figura umana. L'attimo che aveva lasciato a Petra la possibilità di mostrarsi nella luce dorata della sua storia. Quello della gioia, è stato il primo attimo. Poi il primo piano, la figura umana ha rubato a Petra la luce, la voce. E un timore immediato sottile irrazionale. Timore come d'un bambino che teme il furto d'un gioco a lui caro, che teme gli venga portato via, strappato via. Timore infantile, sì, certo. E la ribellione ha sottratto spazio al timore. Infantile anch'essa, anch'essa irrazionale. Ribellione per associazione di idee, sovrapposizione di immagini. Come in un déjà vu d'altro luogo, tempo, antica storia. E reperti frantumati, statue divelte, musei saccheggiati e ancora e ancora.  Questo ha provocato all'animo lo scorrere delle immagini di Obama tra le mura di Petra. Questa nostra irrazionale giustificata reazione. E un sentimento di violazione s'è fatto avanti, di dissacrazione alla vista di soldati in assetto di guerra a protezione del Presidente degli Stati Uniti d'America. Alla vista di quei robot umanizzati che ovunque vadano, qualunque suolo calpestino, sono preceduti e seguiti da sensazione di paura, sapore di morte, come ne fossero forieri, oramai
E' per un'allerta che Obama è andato in Giordania a seguito dell'incontro con Netanyau in Israele. C'è un gasdotto, uno di cui si tace, il "Gasdotto dell'Amicizia". Un gasdotto voluto da Iran, Iraq, Siria. Un gasdotto su progetto iraniano. Un gasdotto che Washington ostegga da mesi, per cui sta minacciando. Senza risultato. Un gasdotto che da Iran, Iraq, Siria, passando per Giordania e Libano, ad ieri consenzienti ad oggi non si sa, dovrebbe raggiungere il Mediterraneo, i confini meridionali d'Europa. Gasdotto che l'Europa, silenziosamente, non disdegna, che Israele avversa e Washington. Gasdotto voluto per unire quelle terre, perciò "dell'Amicizia". Terre che si vogliono separate, controllate, affondate, annientate in guerre fratricide. Da Washington da Israele. E allora il balletto. Obama va in Israele, Israele ricatta Obama: se non lo fate voi, noi attaccheremo l'Iran e voi sarete comunque coinvolti. Obama minacccia di ulteriori sanzioni la Siria, minaccia chiunque appoggi il progetto iraniano. "Avverte" il Libano, si reca in Giordania, da cui la gita "turistica" a Petra. Intanto l'iran va avanti e il primo tratto del gasdotto, Iran -Siria, dovrebbe completarsi entro giugno 2013. In contemporanea ad Obama, John Kerry fa un'improvvisata in Iraq. Parla con il premier iracheno Nouri al-Maliki, velatamente minacciando: gli aerei iraniani che sorvolano l'Iraq sono un "problema", portano armi alla Siria, tutto quel che "soccorre" Assad è "problematico".
Chissà se Kerry si sia recato in gita turistica nella Provincia di Babilonia a respirare tra quelle che furono le antiche mura di Babilonia oggi Al-Hillah. Sarebbe stato comunque inutile. La Storia, quella con la S maiuscola si rifiuta di parlare agli ominidi se pur si mostrino in evoluta sembianza. Anche Petra non ha parlato.
Marika Guerrini 

lunedì 18 marzo 2013

"One World" il discorso di Gandhi

New Delhi, 2 aprile 1947  
"...ci dicono che la saggezza è arrivata dall'Occidente verso l'Oriente. E chi erano questi saggi? Zoroastro. Lui apparteneva all'Oriente. Fu seguito dal Buddha. Lui apparteneva all'Oriente, apparteneva all'India. Chi ha seguito il Buddha? Gesù, di nuovo dall'Asia. Prima di Gesù ci fu Musà. Mosè apparteneva alla Palestina, sebbene nato in Egitto. Poi, venne Gesù, poi Mohammad. Tutti loro li tralascio, Krishna, Mahavir, tralascio le altre luci. Non le chiamerò luci minori, ma, sconosciute in Occidente, sconosciute al mondo letterario. In ogni modo non conosco una singola persona che possa eguagliare questi uomni d'Asia. E poi, cosa accade? Il Cristianesimo arrivando in Occidente si è trasfigurato. Mi spiace dire questo, ma questa è la mia lettura. Non dirò altro al riguardo. Vi dico, se il mio povero discorso può farvi capire, che lo splendore che vedete in tutto ciò che vi mostrano le città indiane (si riferisce a quelle volute dagli inglesi), non è la vera India. Certamente, il massacro che avviene sotto i vostri occhi è vergognoso, come dicevo ieri, ma, mi dispiace, dovete seppellirlo qui. Il ricordo di questo massacro non deve oltrepassare i confini dell'India, perché, quello che voglio voi capiate, se potete, è che il messaggio dell'Oriente, dell'Asia, non deve essere appreso attraverso la lente occidentale, o imitando gli orpelli, la polvere da sparo, la bomba atomica dell'Occidente. Se volete dare di nuovo un messaggio all'Occidente, dev'essere un messaggio di Amore, un messaggio di Verità. Ci deve essere una conquista, per favore, per favore, per favore. Voglio catturare i vostri cuori senza ricevere i vostri applausi. Fate battere i vostri cuori all'unisono con le mie parole, così che io possa sperare che il mio intento sarà compiuto. Voglio lasciarvi con il pensiero che l'Asia debba conquistare l'Occidente. Ieri un mio amico mi ha fatto una domanda, mi ha chiesto se credo in un Mondo Unico. Come potrei fare diversamente se mi sento erede del messaggio che questi grandi, ineguagliabili maestri ci hanno lasciato? Riportate questo messaggio in quest'era di democrazia,  nell'era del risveglio dei più poveri dei poveri, riportatelo con enfasi. Così conquisterete l'Occidente, non con la vendetta perché siete stati sfruttati, ed includo anche l'Africa. Spero che quando vi incontrerete di nuovo, in India, ci sarete tutti, tutte le nazioni sfruttate della terra, e spero che allora non ci siano più nazioni sfruttate. Ho grande fiducia che, se unite i vostri cuori e non solo le vostre menti, capirete il segreto del messaggio che i Saggi uomini d'Oriente ci hanno lasciato. Se saremo degni di questo grande messaggio, la conquista dell'Occidente sarà stata completata. E questa conquista sarà amata anche dall' Occidente stesso. L'Occidente di oggi desidera la saggezza. L'Occidente di oggi è disperato. Per la proliferazione della bomba atomica, perché significa una completa distruzione, non solo dell'Occidente, ma la distruzione del mondo. Come se la profezia della Bibbia si avverasse e ci fosse un vero e proprio diluvio universale. Voglia il cielo che non ci sia quel diluvio. Che non sia a causa degli errori degli uomini contro se stessi. Sta a voi consegnare il messaggio al mondo intero non solo all'Asia. E liberare il mondo dalla malvagità, dal peccato del massacro. Questa è la preziosa eredità che i vostri maestri, i miei maestri, ci hanno lasciato." M. K.Gandhi
Così Gandhi alla Conferenza delle Relazioni Interasiatiche, ai rappresentati dei vari paesi. Così mentre il mondo stava assistendo al formarsi del blocco sovietico e statunitense. Al formarsi di movimenti indipendentisti armati, lì dove il colonialismo, reduce dalla Seconda Guerra Mondiale, aveva perso il controllo delle colonie e i popoli rivendicavano il diritto di identità culturale, di sovranità nazionale. 
Da allora il mondo si è allonatanato sempre più dalle parole del Mahatma. Sempre meno i cuori hanno battuto all'unisono con le sue parole. L'Oriente non è riuscito a disincantarsi dall'Occidente. Quando ha provato o si è allontanato o mantenuto la diversità, spesso, troppo spesso, è stato circuito o occupato o colpito o distrutto. Il "One World" giace inerme schiacciato dalla Globalizzazione. La riscossione di identità  culturale, a volte nazionale, è stata sostituita dalla perdita di identità, dall'omologazione. Il senso di verità confuso con la menzogna.
" L'Occidente di oggi è disperato..." osservava il Mahatma. Sì, in ogni dove, dimensione, ambito. Ma se n'avvede? In ogni dove dimensione ambito?
Marika Guerrini

martedì 12 marzo 2013

marò...ancora

...s'è fatta infinita la vicenda dei marò, anzi, la faccenda. Chi segue occiriente conosce il suo pensiero in merito, conosce la necessità d'uno sguardo equanime sugli accadimenti che ci si mostrano. Equanime sin dall'inizio e sul loro inizio. Equanimità quale strumento di distacco, obiettività, spregiudicatezza. Chi segue occiriente sa che un atto di crimine non può contemplare ignoranza, distrazione, superficialità né sottostare a dettami di paura, tanto più in chi ha prestato giuramento sul contrario. Sa che è errore che un Governo e o uno Stato Maggiore Militare si accordi con civili a che soldati regolari prestino servizio di guardia, oltretutto  internazionale, in ambiti che non dovrebbero loro competere, onde evitare, appunto, incidenti diplomatici, intaccando, inoltre, la credibilità, la serietà d'un paese di cui sono rappresentanza. Sa che il crimine, nel caso uccisione di due pescatori ignari sospettati di colpa inesistente, non si sarebbe verificato se la Marina italiana non addestrasse i suoi marò alla maniera dei marines americani, ovvero "contro l'uomo", ovvero all'attacco difensivo che non può non essere suggerito dalla paura. Se non li addestrasse come in Israele in cui, ricordiamo, vige la regola del "piombo fuso": prima spara, poi preoccupati. Meglio colpire un innocente che farsi colpire. I cui risultati di sopruso e menzogna sono sotto gli occhi del mondo, di chi non li vuol vedere, anche. Ma l'abbiamo già espresso nella pagina " Italia, India, l'Arma e i marò", quando occiriente ha suggerito: se al posto dei marò ci fossero stati due militari dell'Arma, i pescatori sarebbero  ancora vivi. Sì, è questione di addestramento ovvero attenzione, concentrazione, consapevolezza delle armi, rispetto dell'essere umano, calma, distacco. Sì, implica un lavoro individuale sul superamento della paura e un forte moto umanitario. Ma stiamo parlando di addestramento non di ammaestramento. Questa la premessa iniziale e, all'inizio del fatto, di questo fatto trasformatosi in storia infinita, l'Italia si è contraddetta, ha mentito, inoltre e ancor più, ha sottovalutato l'azione criminale con arroganza, arrecando offesa ad un intero paese sovrano. L'India ha sospettato che alcuna misura di punizione si sarebbe verificata nei confronti dei marò se fossero rientrati in Italia nell'immediato di allora, ha agito con il fermo. Quel che dopo è stato è solo conseguenza. Legittima, data la premessa. No, dalla premessa non si può prescindere. 
Ora, oggi, ci sentiamo complici d'una codardia in alcuni momenti, da chi ci rappresenta, elevata persino a coraggio. No, non ci piace. E' solo per fedeltà ad una patria che, gelosi, vogliamo serbare in noi, che, in questo momento, accogliamo la recente azione governativa italiana. Ci auguriamo soltanto che, in attesa del tribunale internazionale, su cui siamo daccordo ma se ci sarà, in attesa di un processo, d'una sentenza, i due marò vengano, con un congedo provvisorio, allontanati dal corpo militare. Almeno.
Marika Guerrini

http://occiriente.blogspot.it/2012/03/italia-india-larma-e-i-maro.html  
 http://occiriente.blogspot.it/2012/02/il-kerala-con-cochin.html
 http://occiriente.blogspot.it/2012/12/india-italia-e-dignita.html

venerdì 8 marzo 2013

8 marzo...


"...la ragazza era sempre lì, immobile. All'inizio del mondo, della storia. Dopo milioni e milioni di anni s'era persa in una dimensione infinita. Il tempo è interminabile. Attraverso l'ombra aranciata delle nuvole, attraverso la musica dell'etere, il Sempre-lontano oggi contemplava il volto di quella fanciulla in attesa. Oltre il tempo e lo spazio. E lei restava lì, immobile, immagine ultraterrena nell'infinito..."
Marika Guerrini

da M. G. "Frammenti", S:A:R. Roma 2013

mercoledì 6 marzo 2013

Napoli...e lucean le stelle

...ed era  immagine di stelle a illuminare occhi di bambini napoletani e non, quelli che al solo ricordo d'una visita alla Città della Scienza, ti guardavano sognanti e tu leggevi in loro... il volo. In quel volo la magia degli angoli della particolare città, si propiettava sì che, gli stessi bambini la chiamassero la Città delle Stelle. 
Ora le stelle si sono allontanate da quel planetario che te le faceva incontrare, che giace ora abbandonato, annerito dal fumo d'un rogo che ha infranto il sogno napoletano e il volo dei bambini in esso.
Era stata voluta con forza la Città della Scienza, voluta, costruita nel 2001, sul luogo di quella vecchia Italsider ormai dismessa, zeppa di scorie d'ogni tipo, eternit compreso, a cui la politica locale, nazionale, aveva negato l'indispensabile quanto urgente bonifica, favorendo solo la costruzione di un sogno a metà: la Città della Scienza. Allora ricercatori, studiosi avevano preso ad avvicendarsi, a stanziare, con le loro carte, appunti, diagrammi, linee intersecate e intersecantesi ad aprisi verso l'infinito. E questo loro amore aveva alimentato anche il sogno di centinaia di migliaia di visitatori che ogni anno, da ogni parte del mondo, vi si recavano per incontrare le stelle. Ma il Planetario, quel canale che, caleidoscopio, ti mostrava il cielo, è stato attraversato dalle fiamme, arso.
Quel che è rimasto dell'intera Città della Scienza è il Teatro e una parte di Corporea, il museo, ancora da ultimare, che avrebbe rappresentato il corpo umano.
Dicono sia dolosa la faccenda. Dicono sia in relazione con l'allontanamento forzato di alcuni elementi, 30 persone pare, che sarebbero risultati affiliati o comunque vicini alla criminalità organizzata, alla Camorra. Dicono che tutto sia dovuto a una vendetta. La gente locale dice: se lo dovevano aspettare! Così dice. Ma certe cose non bisogna aspettarsele, non bisogna aspettarsele mai. Si contribuisce, altrimenti, al loro corpo, all'azione, a far sì che si faccia realtà. E' una regola sottile, occulta, non molto conosciuta, una regola che nella vita s'incontra o non s'incontra, una regola conosciuta da chi scrive, che per via d'un padre che la Camorra l'ha combattuta in prima linea, ha vissuto un'infanzia sotto scorta, per tempo, molto tempo. Capita che si scoprano così regole ai più inusitate, regole in cui si decide se farsi conigli o guerrieri. Aspettarsi azioni di questo certo tipo, vendette di questo certo tipo, vale a dire rassegnarsi ad esse, chinare il capo. Non va fatto, mai. Napoli stavolta non lo farà. Si spera. E poi, cosa vuol dire accusare la Camorra in ambiente saturo delle sue azioni, non vuol dire nulla. E' dire nulla. Ed è comodo, oh sì che è affare di comodo. E sì, molto si può nascondere dietro l'accusa.
L'area di quella che fu la Città della Scienza, quell'area nella zona nord di Napoli, a nord dei piedi della collina di Posillipo, sul mare che precede l'isola di Nisida dopo di che s'apre la splendida baia del Golfo di Pozzuoli, è di enorme interesse da molti punti di vista. Il turistico, con possibilità d'incremento futuro a dismisura, è tra questi. E allora con chi, se fosse stata la Camorra, si è collusa stavolta l'azione criminale? Perché è così che funziona la criminalità organizzata in Italia, Camorra ancor più. Un tempo un codice d'onore, per quanto discutibile, assurdo, per quanto inaccettabile, disumano, faceva sì che la Camorra salvaguardasse il proprio territorio, e quella Campania Felix di cui in antico, in certo qual modo, se pur barcollando, riusciva a vivere. Ora no, ora la Camorra fa da manovalanza, con la propria manovalanza, al miglior offerente. Spesso italiano del nord. Basta quindi con: è stata la Camorra, non vuol dire nulla. Chi, cosa c'è dietro? Per quale motivo? Per attuare quale speculazione finanziaria? Perché è stata incendiata la Citta della Scienza? Se di dolo si tratta il suo rogo.
Sorvolando tutte le ipotesi criminali, infatti, malgrado le prove circostanziate, malgrado le probatorie, c'è un elemento altro che s'insinua nella nostra mente: l'assetto geologico della zona, il vulcano Campi Flegrei. Quel vulcano di cui si preferisce non parlare. E se, pura ipotesi anch'essa, lo sviluppo dell'incendio o la provocazione, avesse una qualche, se pur lontana, relazione con lo stato sotterraneo magmatico che sappiamo essere in assoluta attività? Beh, se così fosse, anche se per lontano dubbio, anche solo per sospetto, non verrebbe svelato mai. Proprio mai. Ma questa è solo l'ipotesi remota d'un appassionato di vulcanologia. Per ora la Città della Scienza, il giovane fiore all'occhiello di Napoli, che il mondo ha conosciuto, s'è fatto cenere e fumo. E se l'ipotesi, folle ma non troppo, della relazione di questo con i moti del sottosuolo, i gas, ancor più, dovesse avere anche una minima risultanza di verità, i motivi del silenzio sarebbero logisticamente ovvii.  Circa gli altri, quelli umani, sociali, di catastrofe annunciata e non soccorsa, come d'uso italiano, beh, ci sarebbe sempre il pensiero partenopeo espresso in lingua: comm' Dio vol'e ci'a' pigliamm'!
Ma tratteremo in altre pagine di occiriente, dell'attuale assetto vulcanologico della zona, ora ci piace tornare all'immagine delle stelle, quelle stelle che, nella Città della Scienza, nascoste alla vista, allontanatesi, hanno lasciato sulla terra la mera incompleta immagine del Corporea, il luogo del corpo umano. Ma un corpo umano senza stelle è davvero ben poca cosa. 
Marika Guerrini

sabato 2 marzo 2013

Menzogna verità e pipeline

..." La menzogna ripetuta all'infinito diventa verità" è un'affermazione di Joseph Goebbels, un 
tedesco del Reich. Su quest'affermazione gli Stati Uniti d'America hanno costruito e costruiscono la loro politica quotidiana, che sia interna o estera. L'affermazione goebbelsiana, con gli States, attraverso essi, è divenuta un dato di fatto, in quanto tale, riesce ad assumere ancor più sembianza di verità. Ma è nell'osservazione quotidiana degli eventi che questo si mostra evidente. Citiamone uno recente: il summit italiano tenuto a Roma lo scorso 28 febbraio a proposito della Siria. Lì, presenti nove ministri tra cui Giulio Terzi, il neo Segretario di Stato Usa John Kerry, il turco Ahmad Davutoglu, il britannico William Hague nonchè Moaz el-Khatib, capo di quei ribelli siriani che da tempo si sono autodenominati "Coalizione d'Opposizione Siriana", si è giunti al Comunicato ufficiale. In esso si accusa il Governo di Assad di "crimini contro l'umanità", si accusano i paesi che forniscono armi al "regime" siriano (Governo Legittimo) sottintendendo la Russia, e ci si impegna in un maggior supporto politico e materiale alla Coalizione, riconosciuta e resa legittima anch'essa in quanto rappresentanza del popolo siriano, esattamente ciò che si fece alla fine degli anni '90 con i Talebani in Afghanistan. Ma è proprio quando si giunge a sostenere, superando ogni ipocrisia, che gli States, alleati inclusi, mai forniranno armi ai ribelli bensì aiuti economici, alimentari, sanitari e "strumenti" in difesa del popolo, ovvero giubbetti antiproiettili e cose del genere, che il summit dichiara, afferma e sottoscrive, ripetendola, la menzogna. E' ben noto il supporto bellico di armi made in Usa vendute ai ribelli siriani subito dopo un primo momento di natura spionistica e di rete web, ovvero armi senza detonazioni. Ma sono cose che abbiamo detto in pagine e pagine, cose che evidenziano come in questi nostri giorni, dietro ogni persecuzione settaria, ogni "primavera araba", ogni accusa di armi illecite, ogni accusa di inasprimento di regime etc., al di là di alcune briciole di verità più o meno utilizzate, c'è la menzogna ripetuta all'infinito dal soggetto di turno. E il soggetto, in questo caso di menzogna ripetuta che ci interessa, è da tempo sempre lo stesso. E il motivo  primario dell'attuale soggetto è sempre lo stesso, sempre lo stesso motivo che ingloba le azioni belliche o parabelliche contemporanee e che dall'oriente si stanno spostando nel Pacifico, anzi si sono spostate anche: lo smembramento della Cina, come accadde per l'URSS poco dopo l'inzio di questa fase fortemente menzognera. Solita geopolitica sì, ma, quel che è interessante è proprio l'uso della menzogna ripetuta ad obnubilare. Tutto quindi serve alla menzogna, fa da cornice alla menzogna, da strumento di sfondo alla menzogna. 
Dagli zoom sulle risorse naturali in luoghi "interessanti", alla destabilizzazione e o distruzione di Governi che apportano o potrebbero apportare disturbo al raggiungimento dell'obiettivo finale, per cui vanno fatti fuori. Dalla messa in rete di manuali scaricabili quali ad esempio Shalp, apparentemente innoquo, in realtà ideato per manovrare popoli che si vuole giungano alla rivolta, all'uso di droni in aree da "bonificare" a scopo militare o di disturbo locale. Dalla sofisticata manipolazione tecnologica meteorologica per cui, si fa credere a distruzioni causate dai monsoni, per dirne una, lì dove i monsoni non hanno mai spirato né spireranno per via della conformazione montuosa presente nell'area, alle accuse al nucleare iraniano. Dalle uccisioni tra Pakistan ed india sul confine kasmiro dietro il plausibile schermo della vecchia diatriba, alle minacce alla Corea del Nord, alleato della Cina. E così via, potremmo carrellare sull'intero pianeta perché ovunque, ma proprio ovunque, la zampa della menzogna ripetuta si fa evidente all'infinito, viene mostrata verità. Certo, non v'è dubbio che tutto questo sia antropologicamente molto ma molto interessante. 
Ma altrettanto interessante antropologicamente è che il protrarsi di questa tattica strategica, alla fin fine sia risultata banale mettendo in moto azioni e reazioni. I paesi interessati dalle unghiate della menzogna ripetuta, in quanto subita, o in procinto d'esser tale, negli effetti, si sono stancati e, come il bonzo dell'aneddoto, stanno aspettando lungo il fiume che la corrente porti il cadavere del nemico.
In questi paesi i movimenti in atto costituiti da piccoli e grandi incontri, quotidiane attenzioni, piccoli e grandi chiarimenti regionali oltre le tensioni storiche, sono molti. C'è il recente accordo Iran-Pakistan sulla lotta al terrorismo settario che comporta una quotidiana collaborazione a scopo protettivo della popolazione pakistana sciita e ancor più hazara. C'è il chiarimento, recente anch'esso, Pakistan-India circa le rispettive vittime sul confine del Kasmir di cui, dopo essersi accusati vicendevolmente, i due paesi hanno scoperto che le uccisioni avevano origine estranea ad entrambi, per cui è partita una collaborazione di controllo coordinato. C'è il porto di Gwadar che in territorio baluchi (Pakistan) è lo sbocco cinese nel Golfo Persico, il che comporta anche la costruzione d'una strada attraverso il Pakistan in collaborazione con la Cina. Ci sono accordi sull'estrazione mineraria sia in Afghanistan che in Pakistan sempre da parte cinese ma con assoluta collaborazione dei paesi proprietari dei siti e possibilità di lavoro per i locali. C'è sempre la Cina che ha rafforzato l'alleanza non solo con la Corea del Nord, ma con Laos, Cambogia, Mianmar proprio per controbilanciare l'avanzata Usa in Asia. Poi, tra molte altre cose ci sono due pipeline centro-estremo asiatiche, quelle due vie-gasdotto che gli Usa ed Israele avversano con ogni mezzo. 
Così, mentre Israele, appunto, occidente trapiantato in medio oriente, autoesentatosi dall'osservare ogni legge, ogni Convenzione che sia di Ginevra o altro, ogni Trattato come ogni  diritto umano, continua ad allungare il serpente di cemento in Cisgiornania distruggendo, dimezzando, frammentando proprietà e vite altrui, sì da crearne di proprie, da porre limiti e costrizioni che impediscano in futuro qualsivoglia formazione dello Stato di Palestina, altri serpenti s'allungano tra i paesi protagonisti della regione in senso ampio, ad unificare. Coloro che li hanno voluti e i locali li chiamano le "vie della pace", sono le due pipeline di cui sopra, il gasdotto TAPI (Turkmenistan Afghanistan Pakistan Iran) e l' IPi (Iran Pakistan).
Il TAPI, di vecchia progettazione, inizialmente appoggiato dagli Usa, poi fermato per motivi immaginabili, poi ripreso. Operativo dal 2018, si snoda su 1680 km., con una portata di 33miliardi di metri cubi all'anno di gas naturale. Parte dal Turkmenistan attraversa l'Afghanistan ad Herat e Kandahar, entra in Pakistan a Quetta e Multan giunge a Fazilka in India. I suoi effetti positivi sono già in corso con costruzioni di strade statali, alberghi, uffici lungo i confini.
 L' IPi è già costruito nella parte iraniana operativo dal 2014. E' altamente avversato. Lo scorso 29 gennaio, Michael Dodman, Console Generale Usa, ha minacciato il Pakistan di sanzioni sì che abbandonasse il progetto. Risultato della minaccia nullo. Lungo 2700 km. con una portata di 22miliardi di metri cubi all'anno con possibilità futura di oltrepassare i 50miliardi di metri cubi di gas naturale, l'IPi passa per le iraniane Bandar Abbas e Iranshahr e le pakistane Khuzdar fino a Multan. Ma quel che ci ha fatto sorridere di soddisfazione è stato il prosieguo della risposta alle minacce: la probabilità di prolungare il gasdotto fino a Delhi ovvero India o, altra probabilità, la Cina potrebbe partecipare alla costruzione e l'IPi cambierebbe percorso in Pakistan e la raggiungerebbe.
Il fatto è che per quanto la menzogna possa essere ripetuta all'infinito diventa verità solo in apparenza, ché per sua intima struttura non può trasformarsi in verità ma solo assumerne sembianza. Il fatto è che popoli come quelli che andiamo ad incendiare, che siano fisiche o morali le fiamme, prima o poi vanno oltre la sembianza. Così, per natura. Prima o poi.
Marika Guerrini