domenica 25 agosto 2013

Siria...il diavolo fa le pentole ma...



non c’e’ nulla di nuovo nel massacro di Ghouta, li’, ad oriente di Damasco. Il massacro del 21 agosto. Quello le cui immagini hanno viaggiato da occidente ad oriente con sospetta celerita’, chiarezza, dovizia di particolari. Immagini bambine come spesso, sempre in queste nostre sporche guerre. Immagini a bombardare gli animi. Nulla c’e’ che non fosse possibile prevedere, nulla che l’osservazione della strategia regionale, oltre, non avesse evidenziato, segnalato quale certezza di futura, prima, imminente poi, realizzazione. Che non abbia vaticinato da quella “linea rossa” tracciata da Obama, il cui attraversamento avrebbe portato ad un intervento militare in Siria. E l’ora x, perfettamente cronometrata, puntuale starebbe per scattare.

Che gli States siano da sempre la patria della finzione cinematografica lo si sa, che i suoi presidenti, tranne rare vecchie eccezioni, siano stati ottimi protagonisti, lo si sa, che Obama sia il capo comico protagonista dalle grandi possibilita’, lo si dimentica troppo spesso. Il perche’ e’ nella sua intelligenza, nella sua astuzia pregna di sentimento spontaneo, nel suo elegante aspetto da dream realizzato. Eh, si’, le cose sono state elaborate per bene, in puro storico inconfondibile stile da  britannica discendenza. Quindi, si demarca una “linea rossa”, si lavora perche’ si attraversi, poi, in viaggio sul Ground Force One, ci si sgomenta, ci si addolora, si pongono scrupoli umanitari, dubbi civili, quesiti morali, poi ancora, costretti “dall’altrui barbarie”, probabilmente si da’ il via all’intervento bellico in nome degli alti valori americani di liberta’. E si  procede nell’imbarbarimento dei popoli. Ma i popoli non sono barbari e sono ancor piu' esasperati da arroganza, prepotenza, violenza e diranno basta. Agiranno basta. Gli States, nella loro ignoranza, stanno giocando col fuoco, questa volta. "...ci saranno dure conseguenze se gli Usa oltrepasseranno la linea rossa" e ancora " chi aggiunge benzina sul fuoco non sfuggira' alla vendetta del popolo" cosi' Massoud Jazayeri dall'Iran, ora, poco fa.

Alcun dubbio ci sfiora sulla realta’ della finzione americana circa gli autori della strage. Dove inizi e finisca, cosa inglobi e cosa non, e’ questione di poco conto, quel che importa e’ non esser soli a pensarlo, non questa volta, non ora, non a questo proposito, esperti ci accompagnano, esperti in armi non convenzionali e loro azioni ed effetti. Ci accompagnano i dubbi, piu’ che fondati, di persone quali Ake Sellstrom, guida degli Ispettori Onu, Jean Pascal Zanders, dell’Istituto dell’Ue per la Sicurezza, John Hart, capo del Chemical and Biological Security Project all’Istituto Internazionale per la Pace di Stoccolma, Paula Vanninen, dell’Istituto finlandese per la convenzione delle armi chimiche, Gwyn Winfiled anche lui esperto in materia, e potremmo continuare, tutti in un’unica denuncia:

1)    I corpi non presentano azioni di sintomi da gas nervino o fac-simile;

2)  I soccorritori non indossano alcuna protezione, cosa da escludere in presenza di serin o fac-simile.
Si’, e’ il solito deja’ vu del solito casus belli al fine di giustificare un intervento architettato prossimo. Possibile. 
Ma quale assurda idiozia avrebbe potuto obnubilare la mente di al-Assad, il suo Governo, si’ da procurare una simile atrocita’ in un momento di ascesa bellica sui ribelli nonche’ in presenza degli ispettori dell’Onu sul territorio? E quale altrettanta idiozia potrebbe indurci a credere a quest’ennesima messa in scena?  
I depositi di armi chimiche disseminate sul territorio siriano dai Servizi israeliani con complicita’ dei ribelli, da noi segnalati in precedenti pagine, vanno ricordati. La trama internazionale anch’essa gia’ segnalata, va ricordata.  L’ambasciatore siriano Bashar Jafari e la sua dichiarazione all’Onu sul ritrovamento di alcuni depositi e il loro potenziale distruttivo, va ricordato. E va ricordato che da tempo, quegli uomini assoldati, chiamati ribelli e agglomeratisi in Esercito Libero, vengono addestrati da istruttori giordani, israeliani e statunitensi a questo tipo di operazioni. E va ricordato che commando di questa plebe, a pochi giorni dall’azione di cui accusano l’esercito regolare, si sono mossi verso Damasco. E va ricordato che i ribelli, al momento opportuno, possono usufruire  di aerei e missili israeliani. E va  ricordato il vicino Libano e i raid isreliani con i loro 45 morti e 500 feriti. E va ricordato che le due azioni sono collegate. E va ricordato...e ci fermiamo qui.
Il Mediterraneo, la sua costa sud, e’ in fiamme, questo va ricordato. Anche. Soprattutto. Da noi Europa. Noi Europa che perseveriamo in un servile alleato opportunismo mentre sarebbe opportuno liberarsi dal giogo anglo-americano, raddrizzare la Francia con le sue stupide manie colonialiste, riprendere il ruolo storico che ci spetterebbe se ne avessimo consapevolezza. Coraggio. Si potrebbe dire.

Sarebbe opportuno interrompere i veli umanitari di cui i governi dell'estremo occidente si rivestono, mettere allo scoperto le loro finalita’ esclusivamente economiche, miranti ad un dominio mondiale univocamente diretto a detrimento delle forze vitali dei popoli, ivi compresi i  popoli europei. Popoli, non governanti di, non tutti. Consapevolezze, queste, che vanno coltivate.

Si’, l’escalation medio orientale-nord africana, non e’ questione islamica, e’ questione nostra.

Marika Guerrini



      

martedì 13 agosto 2013

come fosse una fiaba d'agosto

....pensiamola come fosse una fiaba. Perché quel che nella fiaba vive, la sorgente, sorge e vive per riportarci alle più profonde esperienze dell'anima. Lì dove alberga il senso di quanto accade in rapporto alla vita, oltre. E non fa alcuna differenza se l'uomo che vi giunga sia in età infantile, in quella di mezzo, o sia già vecchio.
Pensiamola come fosse una fiaba quest'ennesima tragedia nel Mediterraneo, sulla costa italiana. La tragedia dell'ieri prima dell'altro ieri. Pensiamola così ancor più perché i corpi che il mare ha adagiato sulla riva catanese erano di chi la vita non l'ha ancora vissuta, non abbastanza. E sì che giungevano da quella terra d'Egitto, da rivolte, da sommosse cha avevano attraversato, forse. Pensiamola come fosse una fiaba perché non a caso il lido sulla cui sabbia quei ragazzi sono giunti incamminandosi verso l'eternità, ha nel nome un colore, un colore a distinguerlo: verde. Lido Verde infatti si chiama.   Verde, il colore dei martiri dell'Islam, il colore del manto che copre la loro ultima dimora. E all'Islam appartenevano i ragazzi. E martiri sono.
Pensiamola così come fosse una fiaba questa tragedia perché i loro anni, tra i 17 e i 27, erano pieni di futuro, di sogni, di speranza, di voglia di vivere. E allora le poche bracciate dalla riva senza saper nuotare. Erano pieni di tutto i loro anni fino a qualche attimo prima, prima che ognuno di loro si trovasse ad annaspare, ad attraversare in solitarie immagini a ritroso, la propria vita. perché è questo che accade a chi muore per annegamento. E' così che fa la vita, si lascia attraversare a ritroso, poi, s'allontana. Se ne va. Ma breve è stato il tragitto di immagini per loro, molto breve, troppo.
Sì, pensiamola così, come una fiaba questa tragedia annunciata, perché ci porti al cospetto di quella disposizione indistinta che giunge dalle più elevate profondità dell'anima. Quella che a volte parla, a volte urla, che viene messa a tacere, spesso, ancor prima che parli, ancor più se urla. Quella raffinata disposizione indistinta a cui si dà nome coscienza.
Pensiamola, sì, come una fiaba questa ripetuta tragedia mediterranea. Lasciamo che, tragedia, ci porti a scorgere la potenza del gigante Destino. Quello che delinea intrecci di fili nelle esistenze di individui e popoli, sì che la tragedia si avvolga e si svolga. E, lasciamo che, fiaba, ci porti a scorgere la sorgente della raffinata disposizione indistinta di cui sopra, l'ammutolita coscienza, sì che le si lasci la voce, che la si ascolti. Sì che agli intrecci del gigante Destino, presentiti, si possa deviare il corso, si possa arrestare, persino.
Perché è questo che flebili sussurrano le loro voci, tutte le voci giovani, giovanissime, bambine anche. Tutte queste voci che s'involano in questi nostri giorni per nostra negata coscienza. Perché non sappiamo più guardare dietro ai segreti dell'esistenza, così, soggiacendo all'azione del drago, abbandoniamo alla deriva la coscienza. E lo facciamo anche quando, fingendo il contrario, neghiamo ogni responsabilità di tragedia, attribuendola ad altri. 
Pensiamola come fosse una fiaba questa tragedia caduta sotto i nostri occhi sulle rive d'una spiaggia d'agosto. Caduta sotto lo sguardo sonnolento di navi da crociera, lì, a far da contrasto ad un confine tra vita e morte. Sì, pensiamola come fosse una fiaba, nella sua dimensione, nella sua voce.
Marika Guerrini 

giovedì 1 agosto 2013

1893 - 2013: effetti collaterali

...""Cuttack, 27 paus ( 10 febbraio) 1893
Era un perfetto John Bull, del tipo più esagerato: naso enorme a becco d'uccello, furbi gli occhi, il mento lungo un palmo.La revoca del nostro diritto d'esser giudicati da un giurì speciale era allo studio del Governo, ed egli aveva tirato fuori la questione col nostro ospite; il povero Babu B***, insistendo nel volerla discutere con lui. Diceva che in questo paese il livello morale del popolo è basso, che una vera fede nell'inviolabilità della vita non c'è, e che quindi non c'è neppure l'idoneità per ubbidire ad un giurì.
Il profondo disprezzo con cui siamo giudicati da gente come lui, mi apparve così chiaro, quando vidi come si può accettare l'ospitalità di un bengalese e parlare così, finché eravamo seduti alla sua tavola, senza neppure l'ombra d'uno scrupolo. Mentre me ne stavo in un angolo del salotto, dopo pranzo, tutto intorno a me sembrava macchiato. Mi sembrava di sedere vicino ala testa della mia grande madrepatria, insultata, stesa là, davanti a me, nella polvere, inconsolabile e spoglia della sua gloria. Non posso raccontare quale profonda angoscia dominasse il mio cuore.
Come mi sembravano assurdi quei mensahibs*, nei loro abiti da sera, il mormorio della conversazione inglese e i loro scoppi di risa! Così ricca di verità è per noi la nostra vecchia India, così miseri e falsi i vuoti complimenti dei commensali inglesi!
Cuttack, phâlgun (marzo) 1893
Se cominciamo a dare troppa importanza agli applausi inglesi, dobbiamo rinunciare a molto del bene che c'è in noi e accettare molto male da loro. Dovremo vergognarci di camminare scalzi e smettere di confonderci alla vista dei loro vestiti da ballo. Non provare alcun rammarico dicendo addio alla nostra antica e buona educazione né rivaleggiando con la loro mancanza di cortesia. Smetteremo di portare i nostri achgan °, che possono essere resi sempre più belli, mentre non esiteremo  ad umiliare le nostre teste sotto i loro cappelli, benché non ci sia nulla di più brutto. In breve, consapevoli o inconsapevoli, dovremo ridurre la nostra vita asseconda di come loro battono o no le mani. Perciò mi apostrofo e mi dico: « O vaso di terra, per amor di Dio, sta lontano da quel vaso di metallo! Sia che ti si avvicini pieno di collera o solo per darti un colpetto protettore alla schiena, sei rovinato, spezzato in due! Ascolta dunque il consiglio saggio dell'antico Esopo e, te ne prego, tienti a debita distanza. Lascia che il vaso di metallo abbellisca le case ricche, tu hai da fare in quelle povere. Se ti lasci rovinare non ci sarà posto per te né nelle une né nelle altre, sarai semplicemente ridotto in cenere, o, al più, potrai assicurarti un posto in una vetrina di bric-à-brac, come curiosità...» Rabindranath Takhur.
Nulla è cambiato da quel tempo solo in apparenza lontano. Anzi. E coloro che allora erano anglo sassoni ora sono anglo americani. E coloro che allora si chiamavano colonizzatori ora non hanno appellativo degno di menzione mentre continuano la loro storia piena di ombre nascoste su di un passato di vergogna. E coloro che allora oscillavano tra cultura e ignoranza ora vivono d'ignoranza. E coloro che allora, per dominio, con qualche eccezione  volta al conoscere, provavano ad entrare, se pur con presunzione e arroganza, nella cultura dei popoli invasi, occupati, colonizzati, ora radono al suolo ogni cultura, ogni tradizione per sostituirla con decadenza d'ogni tutto, meccanizzando così l'anima dei popoli oggetto, materializzandone ogni intento.
E allora ci diciamo che i pensieri di Takhur, come preferiamo chiamarlo senza inglesizzare il suo nome, ci diciamo che il suo: ridurre la nostra vita..., è paradossalmente poca cosa rispetto ad ora, oggi. Ci diciamo che l'allora Impero Britannico, benché da tempo si fosse allontanato dall'antica aspirazione europea ai concetti di verità, bellezza, bene sociale che s'erano fatti Rinascimento, perseguiva, se pur di rado, se pur a tratti, una sorta di umano rispetto da parte di qualcuno,  per cui figure come Rudyard Kipling avevano avuto modo d'esistere.
Ora no, oggi no, non sarebbe possibile, non lo è. 
Quel che è, è che in tutti i paesi di attuale occupazione o ingerenza occidentale, che sia dichiarata, camuffata o anelata, che sia in Oriente Centrale o Medio, che sia in Africa o lungo i suoi confini, alle armi militari seguono armi civili, ovvero della civiltà esportata. Seguono sempre. E non importa se le armi militari siano azionate da mani d'occidente o solo vendute da mani d'occidente, che sia occidente propriamente detto o paesi ad esso affiliati per quell' immorale potenza dell'oro che fa alleare in basso gli esseri umani. 
E allora, in quei paesi tutti, la droga dilaga e continua a dilagare, l'abuso di alcool dilaga e continua a dilagare, la pedofilia dilaga e continua a dilagare, la prostituzione dilaga e continua a dilagare, il traffico di organi dilaga e continua a dilagare. E dilaga il subumano, mentre i programmi scolastici locali, preesistenti allo straniero, vengono addizionati con elementi elaborati per la cancellazione dell'identità. Estirpazione d'ogni identità. E' questo che continua a verificarsi sotto quei cieli. E' questo che si sta rafforzando ancor più lì dove le truppe armate straniere, vedi Afghanistan, hanno iniziato il "ritiro". Questo si voleva ricordare, così, per un motivo semplice,  perché le cose non dette per qualche tempo possono pensarsi finite o cambiate o non essere mai esistite. Volevamo ricordare questo per una consapevolezza della nostra storia. Soltanto.
Marika Guerrini

* termine usato al tempo, ma ancora oggi in certi luoghi, vedi villa anche afghani, nei confronti degli europei. 
° copricapo di seta colorata    
foto,Barat Alì Batoor