sabato 25 aprile 2015

25 aprile: trafiletto

... " ...una mattina mi son svegliato ed ho trovato l'invasor..." la conosciamo tutti, è stato infarcito di "Bella ciao" anche chi non avrebbe voluto, lo è stato suo malgrado.  Peccato che dopo 70 anni non si sia ancora capito chi fosse l'invasore a lungo termine, se quello passato, accusato e sconfitto o quello acclamato, inneggiato e presente, allora sotto mentite spoglie ora non più mentite. Forse un errore interpretativo linguistico, evidentemente la parola "liberazione" è sinonimo di "colonizzazione", così come la parola "alleati" è sinonimo di "coloni", bisognerebbe comunicarlo all'Accademia della Crusca, solo questo spiegherebbe l'invasione di basi Nato sul nostro territorio, spiegherebbe tutti gli appostamenti strategici lungo l'intera penisola, a cominciare da quello della Cia sul lago di Como e finendo in Sicilia, l'assenza di Sovranità di Stato, eccetera eccetera.
Perché anziché cantare "... partigiano portami via..." non si prova a chiedere agli afghani che muoiono, anche da partigiani ma si chiamano mujaheddin, o vedono morire i loro cari, di fuoco, di droga, di stenti o di acque che siano oceani o mari, perché non si prova a chiedere loro cosa sono, non chi sono, i nostri "liberatori", eh, sì, perché qualcosa ne sanno, visto che sono andati a "liberare" anche loro ed in maniera ancor più subdola, senza neppure la pseudo legittimazione d'una dichiarazione di guerra, benché zeppa di tradimenti? 
Perché non si domanda loro quando giungono, se giungono, sulle nostre coste con molti altri che fuggono dallo stesso "liberatore" se pur in questo caso sì, sotto mentite spoglie, perché non si domanda loro come "liberano" questi "liberatori", anziché festeggiare la nostra  "liberazione"? Quando smetterà l'Italia di credere che le vignette alla Charlie Hebdo, i fast food, i reality show sono la libertà come al tempo della "liberazione" furono la cioccolata,  il foxtrot e il boogie woogie? 
Nel frattempo il popolo italiano, come sempre, ha subito da parte dei media, per giorni, invasione mentale e visiva di falsa verità e falsa libertà, benché stavolta attutita, purtroppo,  dal dolore per il frutto di quelle internazionali azioni "liberatorie" di cui sopra che, sotto tragica forma  umana, si è abbattuto sulle nostre coste e continuerà ad abbattersi finché saranno le armi a parlare e non l'intelligenza, basterebbe quella della mente ché quella del cuore sarebbe chiedere troppo.
Marika Guerrini
immagine dal web

mercoledì 22 aprile 2015

Jalalabad e la bufala del Daesh

... non ho mai avuto certezza del suo nome, è un amico, un amico fattosi caro per comunione di vedute, opinioni, idee. Un amico rifugiato, un uomo di cultura e informazione, incontrato per caso in un mercato romano dieci anni fa, al tempo del mio primo libro su quella sua terra d'Afghanistan, libro complice d'amicizia. Ma una cosa è sempre stata certa, la sua città natale: Jalalabad. Ora, qualcuno via etere ha comunicato che lui, l'amico, è tra i feriti di Jalalabad, dell'attentato di quattro giorni fa e qui si prega che sia guarigione. Inch Allah!
Ma a Jalalabad si è già accennato in altra pagina, a Jalalabad come alla città delle cascate, era il 2012, ed anche allora a proposito di un attentato, ed anche allora si è tracciato un profilo, suggerendo di Jalalabad l'immagine solare, come di un angolo dell'antica India afghana. Ma l'aria vacanziera che fino a qualche anno fa caratterizzava Jalalabad, è evaporata tutta, s'è addensata sulla frontiera afghano-pakistana, questo non va dimenticato. E non va dimenticato che basi Nato con droni al seguito, sono presenti nelle zone limitrofe, e non va dimenticato che è da qui che s'involano per raggiungere luoghi più o meno vicini, più o meno lontani asseconda della strategia del momento. Ancora, ora. Eppure, chissà come e chissà perché, con tutte le forze militari Nato, immaginabili e inimmaginabili che s'aggirano in zona, il Daesh, acronimo arabo di Isis, è riuscito ad infiltrarsi, agire, colpire senza che nessuno, ma proprio nessuno, se ne accorgesse. E, sì, perché dopo la  presa di distanza dei Taliban afghani, secondo le notizie ufficiali, Shabibullah Shahid, portavoce di un indefinito gruppo staccatosi dal Tehrek-i-Taliban Pakistan per unirsi al Daesh, il certo Abu Mohammad che si è fatto esplodere davanti all'agenzia della Kabul Bank, tra la gente in attesa d'entrare, uccidendo 38 persone d'ogni età e ferendone 125, sarebbe un loro uomo: " è uno dei nostri"  questa l'espressione di Shahid. Ad avvalorare il tutto, oltre alla parola del presidente Ashraf Ghani, che non ha alcun valore dato il suo palese interesse a trattenere le forze militari straniere nel paese, per cui fa gioco l'idea della presenza del Daesh, o comunque di una probabile formazione, ci sarebbe anche una dichiarazione rilasciata sempre dal Daesh ma in gennaio, circa una propria costituzione nella "Provincia del Khorasan a cavallo tra Afghanistan e Pakistan" così pare sia stato detto, per cui due sono i punti, o l'ignoranza storico geografica è totalmente nei media d'occidente, il che non meraviglierebbe, o è nel Daesh o Isis, come si suol dire, ed anche qui con due interrogativi: o chiamano Khorasan l'intero Afghanistan, usando l'antico nome di una parte del paese che comunque mai ha confinato con il Pakistan bensì con l'Iran, o costoro proprio non sanno dove sono né dove stanno andando. In entrambi i casi anche qui nessuna meraviglia. 
Quel che continua a meravigliare invece è come si possa perseverare nel credere alle quotidiane fandonie quando si sa, per esempio, della presenza di ex galeotti di Guantanamo appropriatamente liberati per essere a capo del Daesh o Isis, quando si sa... ma l'elenco proprio non va di farlo, va solo ridire che continua a meravigliare come si possa continuare ad avere dubbi sulla sostanza di questo Daesh o Isis, quando tutto indica la verità, basta osservare, riflettere e pensare senza bere le notizie, da qualunque parte giungano, comprese queste pagine, perché no, anziché muoversi secondo quel vecchio proverbio cinese che dice: quando il dito indica la luna, l'imbecille guarda il dito. 
Marika Guerrini

martedì 14 aprile 2015

il Tempo e la Menzogna

... il bell'articolo di Pietro Acquistapace "Siamo tutti crociati? Il fondamentalismo islamico e l'identità perduta" di alcuni giorni fa, il cui link riportiamo di seguito per un invito a leggerlo, si chiude con "riprendere in mano le redini della nostra vita", espressione che non poteva non sollecitare in noi la stesura di questa pagina, il cui fulcro, presente altre volte nel nostro contesto dato il suo quotidiano manifestarsi, richiede il rinnovarsi periodico nella memoria, sì da poterlo scorgere nei suoi molteplici aspetti, si sta parlando dello Spirito della Menzogna.
In realtà compito dell'uomo attuale è proprio quello di imbrigliare la propria vita, ma perché questo possa attuarsi, bisognerebbe afferrare la causalità trascendente dei fatti, così come la Fisica afferra la causalità dei fenomeni sensibili. In questo modo, e forse solo in questo, si farebbe evolvere la situazione umana, si arresterebbe l'azione dell'autentico nemico dell'uomo, qui chiamato Spirito della Menzogna e in altra pagina con Dostoevskij: "il signore distinto", che non è identificabile in un uomo, in una corrente politica, in una religione, in un popolo e così via, ma si può ritenere una sorta di entità avversa all'uomo e alla sua evoluzione. Non sempre esso è facilmente individuabile, poiché spesso, molto spesso, non dimentichiamolo, alberga anche lì dove si mente "a fin di bene", perché anche in tal caso ci si pone contro quel che si anela raggiungere o per cui si crede lottare.
Lo Spirito della Menzogna, così come nei grandi scrittori del passato, come si diceva, va ricordato periodicamente perché è dominatore di questa nostra epoca, è rifornitore di forze degradanti l'umanità, è quell'elemento che impedisce all'uomo  la possibilità di spiegare a se stesso le ragioni del dolore, personale o collettivo che sia, secondo verità. 
E' lo Spirito della Menzogna che priva l'uomo della possibilità di avere idee autonome e quindi identificare le cause invisibili della quotidiana vicenda umana per divenirne consapevole. E' lo Spirito della Menzogna a favorire esclusivamente la spiegazione materialistica d'ogni cosa, d'ogni evento, poiché questa spiegazione coglie sempre e solo la parvenza, non la verità, in tal modo fomentando odio e accusa verso l'altro, e sottolineando così la mancanza di autocoscienza.  
L'uomo, imprigionato in questa condizione, continua a roteare nella spirale dell'ignoranza che a sua volta crea la spirale delle azioni errate, da cui gli eventi errati che a loro volta colpiscono le menti, ancor più se giovani, quindi desiderose di luminosità, trovandosi esse a dibattersi in tenebre elargite loro dalla quotidianità dei tempi. Non solo, ma così roteando, si alimentano quei destini, già di per sé complessi, quando non difficili, che spesso, molto spesso, si esplicano singolarmente nella violenza su se stessi, qualunque forma venga assunta, e sugli altri, chiunque essi siano, espandendosi a macchia d'olio in una collettiva follia, che poi si palesi in un attentatore suicida, omicida o suicida-omicida, si palesi in un parricida o in un matricida, si palesi in una madre o in un padre che uccida il proprio figlio, in un pilota suicida-omicida come di recente, la lista è lunghissima e quotidiana, non fa molta differenza, unica differenza essendo relativa al dolore, alla perdita, al sacrificio, ma non al riconoscimento della matrice perché la matrice invisibile è sempre  la stessa.
Sì, l'uomo ha mollato davvero le redini della propria vita, nella maggior parte dei casi non s'avvede d'essere sotto il sottile dominio della sua parte inferiore, la parte "malata", il pericolo è che potrebbe non riprenderle queste redini, senza che avvenga una individuale presa di coscienza di sé, vale a dire un individuale lavoro opposto all'azione di quello Spirito dominatore di cui sopra, di quella parte "malata" che alberga in ognuno accanto a quella "sana", allo Spirito della Luce, e, albergando, lavora per alimentare l'assenza di coscienza di sé da cui sta scaturendo il processo involutivo, il subumano a cui stiamo assistendo. 
Se questa presa di coscienza di sé si rendesse possibile, così come la follia, essa s'allargherebbe a macchia d'olio facendosi collettiva, così portandoci a riafferrare le redini della nostra vita. E l'uomo, forse, riprenderebbe ad armonizzarsi con i ritmi dell'Universo, riscontrabili nel proprio corpo nel ritmo cardiaco. Ma questa pagina, come spesso ci accade, è forse ancora una volta solo desiderio di scrittore. Null'altro.
Marika Guerrini 

articolo di Acquistapace
Siamo tutti crociati? Il fondamentalismo islamico e l’identità perduta 23 MAR 2015 

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sabato 4 aprile 2015

in cronaca: "non è un credo a porre differenza..."

Herat -cittadella-
... alla tristezza degli accadimenti in cronaca  partecipiamo riprendendo una pagina della nostra vita.
" ... Il sole è giunto sulla linea dell'orizzonte, al tramonto. Perfetto. Perfetto incendia i cristalli di sabbia, un incendio che non brucia, di luce. Ovunque. Hèràt, in lontananza, ondeggia quale miraggio al riverbero della luce. Sembra una scultura cubista, o meglio, un'istallazione di forme cubiste. Chissà come sarà viverci. Immaginando Hèràt non mi sono accorta che la corriera s'è arrestata. Vociante, s'è zittita. Persino le pernici tacciono. E' frazione di qualche secondo, il tempo per realizzare il motivo dell'arresto, i passeggeri scendono, uno ad uno. La corriera s'è svuotata. Sono rimasta sola, All'interno.
Ognuno ha con sé un piccolo racconto intrecciato con fili di lana. Un racconto preghiera. E' preghiera. Li dispongono sulla polvere, verso il sole. Verso il tramonto. Assoluto silenzio.
Verso la divina nostalgia. La mecca. E' nostalgia quella che respiro. Incredibile nostalgia. Sono immobile, nella corriera, contro il vento, verso il tramonto. Anch'io. Guardo. La mente affollata da domande, da pensieri.
Si chinano, l'abluzione. Con la sabbia in assenza di acqua. Poi le loro fronti toccano il suolo, l'eco della preghiera dà voce alla nostalgia. Il tempo scorre. Scorre dilatato, senza argini. E' sospeso. Nella mente non più domande né pensieri, silenzio. Anche lì. Non conosco la loro preghiera, vengo da oltre il tramonto. Credevo di conoscere la mia. Non era così. La sto incontrando ora tra uomini immersi nel divino. Dove non c'è confine. 
Con loro prego la nostra preghiera. E' la stessa.

Non è un credo a porre differenza, sono burattinai e burattini a spargere la voce. Qualunque geografia abbiano. Da occidente a oriente. Adorazione. Venerazione. Umiltà. Guidare i propri sentimenti, dirigerli verso il divino. Consacrarli. Questo spinse quegli uomini nel deserto a toccare con la fronte il suolo. Aiutarono il laccio che quotidiano costringe l'uomo, a sciogliersi, perché questo si verificasse. Anche se per pochi istanti. 
Quanti di noi, cristiani uomini d'occidente, possono dire di fare ogni giorno lo stesso interiore movimento. Provare. Provare ad aprire la finestra al flusso delle stelle, immanente e trascendente. Al divino. 
Non è un credo a porre differenze, è l'uomo quando non comprende il proprio credo. Quando non s'immerge in esso. Quando solo lo proclama.
Qui s'insinua la differenza, nel proclamarlo senza reale comprensione. I gesti estremi in cui l'uomo si muove qualunque geografia abbia, qualunque sia il credo proclamato, hanno un unico comune denominatore: l'oblio dell'origine. Dimenticanza. 
Così, burattini dimentichi, si va per il mondo, burattinai ancor più dimentichi, lo sanno. Spargono la voce della differenza. L'umanità rinchiusa tra sbarre di un'incredibile menzogna, menzogna che si fa credibile, giuoco d'apparenza si vive quale credo." *
Marika Guerrini

* dello stesso autore, tratto da "Massoud l'Afghano il tulipano dell'Hindu Kush", Roma 2005