mercoledì 16 novembre 2016

AMERICA tra volto manifesto e concetto di FELICITA'

… basta uno sguardo per cogliere il ruolo che gioca l’America nel contesto planetario, un solo sguardo  per cogliere il fine proprio a quella terra: fondare una Civiltà destinata a culminare nella meccanizzazione della società, ivi compresi gli stessi uomini, destinati, gioco forza, a trasformarsi in omuncoli privi di coscienza individuale. Accanto a questo una società destinata alla realizzazione della “felicità”, o meglio, alla fabbrica della “felicità”, in linea con quel tipo di pensiero che escogita ordinamenti economici sì da tendere alla “felicità” quale appagamento del mondo dei sensi, appagamento dell’istinto. E poiché la vita degli uomini “deve” essere felice, la realizzazione della felicità diventa un ideale. Il sogno americano.
Ma affinché così sia, dovremmo dire appaia, bisogna fare degli accostamenti, all'uopo sono stati creati dei connubi, si ha quindi felicità-bontà e felicità-virtù, a cui si è aggiunto, per assimilazione, felicità-verità. In tal modo questa Civiltà basata esclusivamente sulla materia, viene nobilitata al mondo dei sensi proprio dai connubi di cui sopra. Il passo è breve perché la risultante di questa Civiltà così ottenuta si appropri del termine Democrazia, ne faccia il proprio vessillo e lo sventoli accompagnato dal concetto di libertà, di uguaglianza, di fratellanza, in realtà, all’atto pratico, uccidendo fratellanza e uguaglianza col negare la libertà altrui, facendo così crollare i connubi felicità-bontà e felicità-virtù, ma soprattutto, felicità-verità. Facendo così crollare la parvenza.
E’ quel che è accaduto in questi giorni sul pianeta Terra con l’elezione del Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump e la sconfitta di Hillary Clinton: è crollata la parvenza, la qual cosa è grandemente positiva. A questo punto, pur ammettendo che qualcuno non l’avesse ancora visto, o non avesse voluto vederlo o l’avesse negato a se stesso, ora, quel qualcuno può, anzi deve, scorgere il volto dell’America, il vero volto dell’America. Il volto tenuto celato all’ombra dei buonismi, delle libertà conclamate, delle uguaglianze, all’ombra della pace, della liberazione da portare a popoli “oppressi” da regimi dittatoriali, eccetera eccetera, in altri termini il volto celato dietro la Democrazia circoscritta nei confini dello stesso paese e da esportare oltre confine.
Per ironia della sorte a svelare questo volto sono stati proprio coloro che “democraticamente” si sono ribellati e si ribellano, si sono rivoltati e si rivoltano, in parte manovrati in parte no ma fa lo stesso, contro un presidente legittimo, eletto dal popolo nell’esercizio democratico della propria sovranità, attraverso le urne in legittime elezioni. Così i democratici americani, sbandierando abusivamente la Democrazia, per il solo fatto di sbandierarla in tale occasione, hanno dichiarato al mondo di non rispettarla, non conoscerla, non possederla. Parvenza, parvenza e ancora parvenza. E tutto il democratico politically correct nella sua britannica accezione, è andato a farsi benedire, rinnegato anche da chi fino a qualche ora prima imputava alla parte avversa la mancata osservanza del concetto.
Sì, l’America ha mostrato il proprio volto, l’ha fatto ora, mentre tamburi di guerra da essa innescata continuano a tuonare sul Vicino Oriente, sul Medio, a falciare vittime innocenti anche nei mari e lungo i deserti. Mentre in Afghanistan i Taliban, già, come sappiamo, mujaheddin in difesa della patria, attaccano il consolato tedesco rappresentante la Coalizione a Mazar-i-Sharif, attaccano la Base Nato di Bagram, la grande Base, luogo di torture soprusi e blasfemie ai danni del popolo afghano, e suicidi continuano a farsi saltare per liberare il paese dal volto dell'America. Questa la verità.
L’America mostra il proprio volto mentre nel vecchio continente l’Ungheria contrasta l’Unione e la Gran Bretagna è in uscita. Mentre i nostri confini orientali, e non solo, sono disseminati di armi atomiche Nato puntate in attacco a provocare guerra anche qui, mentre oltre 5000 soldati, protetti sempre dallo stesso volto, si preparano ad entrare tra i nostri confini allo scoccare del 2017 e soldati italiani, contro ogni Costituzione, si preparano ad accodarsi. L'America  mostra il volto mentre con accordi economici, vedi Ttip, si vorrebbe assoggettare gli Stati europei a diritti fatti su misura per multinazionali beneficianti quest’America che ha mostrato il volto. Per grazia ricevuta.  
E' fuoriuscito da una lotta fra draghi questo volto, da un bestiale diabolico scontro fra draghi. E non è finito, no, i draghi non si arrendono alla sconfitta né si adagiano sulla vittoria. Mai. Potenti entrambi, pericolosi entrambi, inaffidabili entrambi. Se pur chi ha vinto, forse, molto forse, potrebbe agire a favore di qualcosa che ci sta a cuore, sempre per quel pensiero della materia, sì, certo, e del sogno americano, sì, certo, ma che, in tale frangente storico, potrebbe favorire all'orizzonte un bagliore.

Eppure molte note ironiche hanno suonato in questa lotta fra draghi, tra gli spazi, tra un’unghiata e l’altra, una continua a suonare tra coloro che tifavano, e continuano, per la perfidia della Clinton ritenendo di farlo per la Democrazia, è la nota della parola Taikun con cui costoro si riferiscono a Donald Trump, ignorando, per via della britannica trascrizione in forma fonetica che riporta quindi tycoon, la semantica del termine, il significato. 
Taikun, 大君,  che tra l’altro si trascrive rigorosamente con lettera maiuscola, non vuol dire soltanto magnate, come i britannici nella loro mania di trasformazione delle lingue a proprio uso e arroganza hanno riportato, bensì uomo nobile, principe, uomo degno di rispetto, come fosse un accrescitivo del comandante in capo, lo Shōgun. Ma si ritorna all’inizio di questa pagina, il pensiero anglo-americano è pensiero di materia, per cui tycoon è magnate industriale, così coloro che attaccano il Taikun Trump in realtà, senza saperlo, stanno facendo riverenza.
Chiudiamo così questa pagina, su questo aneddoto e due interrogativi: sarà la consapevolezza del volto manifesto dell’America a salvare l’Europa? L'Europa diversificherà il concetto di felicità da quello del volto manifesto che non appartiene alle proprie origini? Si spera!
Marika Guerrini

domenica 6 novembre 2016

L’occidente e la leggenda di Kirttimukha


... oggi racconterò una leggenda, non è la prima volta e non sarà l’ultima, una leggenda avulsa da tutto quel che accade, apparentemente avulsa. Avrei potuto trattare d’altro se l’ispirazione fosse giunta a fare la scelta. Avrei potuto raccontare quel che accade in questi giorni e ho atteso che la scelta si facesse avanti, che qualcosa, qualcuno, un nonnulla,  suggerisse l’argomento, uno dei tanti. Non è stato così. La scelta non è venuta e sono rimasta a guardare, come tutti, il rotolare nel fango delle elezioni presidenziali americane, il fragore delle armi ad Aleppo, l’ennesima tragedia afghana manu militari Usa, i migranti affogare nel Mediterraneo con la loro speranza, i curdi usati e perseguitati, la deriva turca, Mosul. A guardare il teatrino italiano del sì e del no, la danza della Gran Bretagna: Europa sì Europa no.
A guardare la guerra degli hacker rimbalzare dagli Usa alla Russia dalla Russia agli Usa,   a guardare la follia delle americane minacce alla Russia, quella follia d'una terra che non s’avvede d’aver perso la supremazia, o forse sì e minaccia per questo. Avrei potuto raccontare che ovunque si volga lo sguardo, in questi giorni e da troppo, altro non si vede che la vita consumare se stessa, bruciare se stessa, divorare se stessa. Altro non si vede che quest’occidente divorare se stesso. Così, oggi, racconterò una leggenda, un’antica leggenda. E’ all’occidente che la dedicherò rubandola all’oriente, all’India, alla mitologia del dio Shiva e di Parvati, la sua dea terrestre.
Accadde, un tempo, che dinanzi alla divinità si presentasse un demone. Un terrifico demone. Il demone aveva appena sconfitto gli dei che dominavano la Terra ed ora veniva ad affrontare il dio supremo con una richiesta impossibile da soddisfare: il demone chiedeva che Shiva gli cedesse Parvati. In risposta alla richiesta Shiva altro non fece che aprire il suo terzo occhio, quello posto al centro della fronte. Improvviso un fulmine colpì la Terra e un altro demone, ancor più terrifico, apparve accanto al primo. Era una creatura famelica la cui coda nervosamente si muoveva verso i quattro punti cardinali e la testa di leone mostrava la sua natura divoratrice. Alla sua vista il primo demone, terrorizzato:-Cosa posso mai fare?-, pensò, e supplicò la misericordia di Shiva.
Bisogna sapere che quando ci si affida alla misericordia di un dio, questi non può rifiutare la protezione, così Shiva dovette difendere il primo demone dal secondo. A questo punto il demone dalla testa di leone rimase senza carne da divorare e, non sapendo come soddisfare la famelicità che lo tormentava, si rivolse a Shiva: -Chi dunque mangerò?-, gli chiese. E Shiva: -Perché non divori te stesso?- rispose.
Shiva non aveva neppure terminato di formulare il suggerimento che il demone famelico, coi denti che furiosi laceravano la carne, prese dai piedi a divorare se stesso. Mostruoso salì, salì, salì lungo tutto il corpo finché ebbe divorato tutto, finché giunse alla faccia, lì si fermò.
Incantato rimase il dio Shiva a questo spettacolo: -Ecco, pensò, sono di fronte alla vita che vive di se stessa, per questo divora se stessa.- Fu allora che a quella maschera leonina che era tutto ciò che restava della famelicità, a quella maschera simile al sole, disse: _Ti chiamerò Kirttimukha, tu risplenderai sulle porte di tutti i miei templi. Chiunque rifiuti di onorarti e di adorarti, non potrà mai giungere a conoscermi.- 
 Kirttimukha vuol dire “ Faccia di Gloria”, ed è per questo che il simbolo del leone-sole è sui templi dedicati al dio Shiva la cui sposa, Parvati, è la dea della vita.
Quel che la leggenda ci dice è che il primo passo verso la Conoscenza, che sempre porta con sé il mistero della vita, sta nel riconoscere l’essenza mostruosa e al contempo gloriosa della vita stessa. Imparare a vivere nel dolore gioioso e nella gioia dolorosa della conoscenza della vita quale essa è, altrimenti, vivere solo di vita, vuol dire divorarla. Questo il significato di Kirttimukha che, tra mostruosità e gloria, tenebra e luce, ci insegna il modo di vivere la vita nella sua essenza più profonda. Ma non si potrà mai giungere alla sua conoscenza, alla conoscenza  di Shiva e di Parvati se non si sia capaci di inchinarsi dinanzi a quella maschera e oltrepassare la soglia del “tempio” con umiltà.
Marika Guerrini