il senso dell'arte e...

ovvero Albero di Ciliegio

ideogramma di SAKURA 
  Sakura Arte Roma...
...nome d'un luogo non-luogo, fisico e non, alla cui ricerca  occiriente ruberà i pensieri sul Senso dell'Arte. I pensieri che andrà di volta in volta, di tanto in tanto, segnando su queste pagine, gli stessi che proveranno ad attingere a quel settimo senso che, può accadere, sfiori l'essere umano per farne un artista, uno di quei  folli contemplatori dell'invisibile che possono "rendere visibile l'invisibile" appunto. E non importa  la manifestazione, non importa quale forma assuma e se assuma una qualche forma fisica mostrandosi in colori o musica o parole o movimento, o se invece resti nel sottile mondo della percezione, della sensazione, dell'intuizione della vita. Perché forse è proprio questo il Senso dell'Arte, il capolavoro, un modo di vivere la vita attingendo all'essenza di sé come ad un invisibile esistente oltre il visibile. Malgrado il visibile.  

E poiché ad occiriente piace raccontare le storie, inizierà queste pagine sull'arte segnandone una che tratta proprio del Senso dell'Arte., un'antica storia presa in prestito ed elaborata da: Okakura Kakuzo "il libro del Te", Bocca 1954  . 
" C'era un burrone molto tempo fa in un luogo lontano. Un burrone profondo in cui un enorme albero aveva piantato le sue radici che, come spire di bronzo, s'avvinghiavano a quelle del drago che nelle viscere della terra dormiva. Accadde che un potente mago facesse di quell'albero un'arpa meravigliosa e, accadde anche che, per volere dell'imperatore, i più grandi musici si avvicendassero ai più grandi musici, sì da far vibrare in armonia le corde di quell'arpa. Ma, malgrado l'indubbia bravura degli artisti, l'arpa non rispondeva alle loro dita che con aspre note sgraziate. E più i musici si sentivano padroni dello strumento, più gareggiavano nel mostrare le loro alte conoscenze musicali, più l'arpa riproduceva suoni gracchianti come versi di cornacchia. L'arpa si rifiutava di riconoscere un maestro. 
Il tempo passò, finché un giorno accadde che un giovane musico, di nome Peiwoh, scevro da ogni velleità di manifestarsi, ancor più di gareggiare, si trovasse a passare in quella terra, e accadde che l'imperatore lo facesse chiamare a sé e gli ordinasse di suonare. Dapprima il musico quasi si rifiutò, poi, per gentilezza d'animo più che per timore, prese a toccare le corde dell'arpa. E suoni di mondi e di stagioni presero a vibrare nell'aria. E più le sue dita sfioravano le corde, più la vita si raccontava dall'inizio dei tempi. E vi furono battaglie e amori e tempeste e primavere e ancora il tempo passò. Poi tacque. Le corde si fermarono e con esse il vibrare dell'aria. L'imperatore, estasiato, chiese al musico come facesse a possedere tale bravura, come avesse fatto a creare tale armonia di suoni, come fosse possibile che nessuno prima di lui vi fosse riuscito. E il musico:- Signore, i musici che mi hanno preceduto non cantavano che se stessi. Ho lasciato all'arpa la libertà di scegliere il suo tema ed in verità nel toccare le sue corde non sapevo se l'arpa fosse Peiwoh o se Peiwoh fosse l'arpa.- "       
E' questo il pensiero di Occiriente sul Senso dell'Arte, ora, oggi, spesso, troppo spesso, gli artisti non cantano che se stessi. Qualunque sia la forma, il campo, la manifestazione. Può darsi che le loro opere siano più vicine alla scienza, ma sono di certo più lontane dall'arte.  
Marika Guerrini
p.s.
il brano narrato  è tratto da:  Marika Guerrini.,"Bagliori d'Arte ad Oriente e la storia di Peiwoh", StudioSakura ed. Roma 2000 
      

Nessun commento:

Posta un commento